A Palazzo d’Accursio Norma Mascellani e i ‘Segreti dal Novecento’

Fino al 5 febbraio 2023, Palazzo d’Accursio, sede istituzionale del Comune, ospita una mostra monografica su Norma Mascellani, artista che ha raccontato Bologna lungo un secolo.

In un contesto, almeno fino a un certo momento, così maschile come quello dell’arte del Novecento bolognese, Norma Mascellani deve aver faticato non poco per affermarsi. Non a caso Gianarturo Borsari, presidente dell’Associazione Bologna per le Arti, cui si deve l’idea di questa mostra, ricorda che si tratta della prima donna tra i molti artisti bolognesi di cui l’associazione ha promosso un’esposizione monografica.

Il secolo tondo attraversato dall’artista è visibile in ‘Norma Mascellani. Segreti dal Novecento 1909-2009′ curata da Francesca Sinigaglia. Un lasso di tempo sufficiente ad attraversare un numero sconfinato di movimenti e stili, dalle avanguardie più dirompenti (il Futurismo nasce nello stesso anno dell’artista) ai ritorni alla tradizione. Fedele a una sua visione ‘mediana’, Mascellani attraverserà quegli stravolgimenti senza sentirli, senza allontanarsi troppo dalle coordinate di un certo naturalismo, sempre però animato da una stesura pittorica freschissima e mosso dalla voglia di rispondere a due maestri della scena bolognese. Uno è fin troppo noto, quel Giorgio Morandi di cui Norma Mascellani è sempre ricordata come allieva e amica; l’altro è Virgilio Guidi, grande artista forse oggi un po’ dimenticato, a lungo professore di pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna, in rapporti di mutuo rispetto con Morandi, ma dalla ricerca artistica molto diversa.

N. Mascellani, Viale Aldini, 1931, © Galleria d’Arte Moderna Raccolta Lercaro

Per quanto molto spesso connotata solo come morandiana, Norma Mascellani guarda a entrambi e la mostra attuale lo conferma. Con Morandi il rapporto è affettuoso, lo dimostra la circostanza che la vede convincerlo nell’impegno alla beneficienza e a donare un cospicuo premio in denaro vinto dal maestro nel 1962. Le suggestioni morandiane tornano in molti episodi della carriera di Mascellani. Le prime datano sin dagli anni Trenta, quando la giovane pittrice inizia una serie di vedute di viale Aldini a Bologna, colte da un punto di vista talmente elevato che il viale sembra innalzarsi a triangolo verso il cielo. Se è vero che la visione aerea ricorda certi viali parigini di Camille Pissarro, l’insistere sulla verticalità del viale sembra richiamare con forza alcuni paesaggi del primo Morandi. Si osservi un dipinto di Morandi del 1913, Paesaggio, ora al Mambo (Collezione Morandi): la scena ritrae uno scorcio di campagna ma l’atmosfera non coglie più tutte le sottili variazioni luminose degli Impressionisti alla Pissarro, dato che il viottolo e la vegetazione circostante sono dati per grandi masse di colore e la strada si inerpica di fronte alla nostra visione, alta e verticale, resa massiccia dal colore dato quasi con la spatola. Anche Mascellani sembra sfruttare quella resa spaziale anomala per uscire dalla classica visione prospettica del naturalismo, grazie a un’ispirazione morandiana che sembra poi farsi un po’ meno avventurosa nei molti vasi di fiori dipinti lungo l’intero corso della sua carriera. A partire dalla fine degli anni Ottanta il verbo di Morandi torna a pungolarle la fantasia in modo più singolare, con alcune nature morte prive però della ritmica ossessiva e ripetitiva, ma invece immerse in una foschia morbida che sembra soffiarle come vetri di Murano.

N. Mascellani, Infinito, 1965, © Associazione Bologna per le Arti

Nell’immaginario di Mascellani il versante Guidi è meno riconosciuto persino dalla stessa artista, che ne parla raramente. Eppure l’esposizione di Palazzo d’Accursio, che recupera anche diversi lavori inediti, dedica un’intera sezione al momento in cui l’artista guarda le distese liquide e azzurrine di Guidi, trasformandole a partire dagli anni Sessanta in darsene e canali evanescenti che sfumano fino quasi all’inconsistenza, come accade negli episodi non per nulla intitolati Infinito. 

La pittura di Mascellani in quel periodo sa diventare anche molto grumosa, come in certi quadretti ai limiti dell’informe. Ma se si volesse cogliere un tratto distintivo della sua intera produzione si potrebbe forse adottare la metafora del velo, da lei stessa usata per parlare di un periodo triste della sua esistenza. La pittura di Mascellani è sempre velata, che sia per il colore macchiato degli esordi o per quello rarefatto o al contrario fittissimo e granuloso della maturità. Si tratta di un velo magari malinconico ma vitale, che sa infondere alle sue opere un tratto sempre personale e riconoscibile.

N. Mascellani, Natura morta, s.d., © Associazione Bologna per le Arti

 

Copertina; N. Mascellani, Lerici, 1964, © Associazione Bologna per le Arti

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