Alumni: risorsa strategica e capitale sociale 

Quali sono i valori su cui fare leva negli Alumni per favorire il mantenimento di un contatto proficuo e generativo di opportunità con l’Alma Mater? Come assicurarsi che la relazione sia mutuamente soddisfacente? «La gestione delle relazioni con gli Alumni deve essere volta a garantire che questi diventino una risorsa strategica a beneficio dell’intera comunità. Ed è possibile riuscirci solo lavorando insieme pressoché quotidianamente», le parole della professoressa Paola Fabbri, delegata del rettore per l’orientamento in uscita e il job placement e vicepresidente dell’Associazione Almae Matris Alumni. 

Il networking è il vero capitale sociale, una potenziale sorgente di scambio che opera e si autoalimenta grazie alla fiducia tra le persone, riflette la forza insita nei cosiddetti legami deboli e diversificati. Per riprendere, infatti, il sociologo Mark Granovetter: “No strong tie is a bridge. All bridges are weak ties”, ovvero sono i legami deboli a consentirci di raggiungere più contatti indiretti, e quindi più informazioni e opportunità, rispetto a quelli che saremmo in grado di stabilire facendo riferimento solo alle relazioni forti, quelle affettive e consolidate, per intenderci. Si può creare un circolo virtuoso nel quale il capitale sociale, che consiste nelle relazioni di cooperazione e reciprocità, alimenta ulteriore capitale sociale. 

Sulla scia di questo filone di pensiero, negli ultimissimi anni le università italiane hanno iniziato il percorso di valorizzazione del patrimonio umano delle proprie community, compreso il nostro ateneo, che circa tre anni fa ha deciso di investire e ridare nuova linfa alla Associazione Almae Matris Alumni.  Oltre a permettere di consolidare il senso di appartenenza alla propria università, la rete degli Alumni contribuisce a creare una serie di esternalità positive: divulgazione, orientamento, trasferimento delle conoscenze, tanto per citarne alcune. Ne abbiamo parlato con la professoressa Paola Fabbri, delegata del rettore per l’orientamento in uscita e il job placement e vicepresidente dell’Associazione Almae Matris Alumni.

Prof.ssa Paola Fabbri

Le competenze costituiscono la base per l’innovazione futura, per l’apprendimento e il miglioramento dell’Università. Gli Alumni possono essere quindi una risorsa strategica?

«Soprattutto per un ateneo di grandissime dimensioni come l’Alma Mater, avere un bacino di decine di migliaia di laureati all’anno significa disporre di un numero quasi sconfinato di ambasciatori dell’Università nel mondo. Rappresenta un grandissimo valore, soprattutto nel momento in cui si attivano meccanismi di ritorno. Infatti, quel sapere, che ha trovato la propria strada nel mondo, può rimettersi in circolo in accademia. Attraverso le loro testimonianze, gli Alumni portano in ateneo la connessione col proprio mondo lavorativo o culturale (o con entrambi), arricchendo i percorsi formativi degli studenti e quelli professionali dei docenti. Sono esperienze preziosissime». 

Il senso di appartenenza è una leva fondamentale per attivare l’impegno personale degli Alumni in termini di tempo, contenuti e in definitiva anche di risorse. Come avviene il cosiddetto engagement degli Alumni?

«Alla base naturalmente ci sono la soddisfazione e la riconoscenza dei nostri studenti che diventeranno Alumni. È poi rilevante comprendere le richieste degli Alumni per sviluppare maggiormente un’offerta di servizi vicina alle loro richieste: continuous learning, career advice e networking; è necessario consolidare il network fornendo opportunità agli Alumni per supportare l’Università in aree specifiche (mentoring, student recruitment, graduate placement). Infine, è importante sviluppare una strategia comunicativa efficace, il cosiddetto marketing relazionale».

Una reunion Alumni

Si parla molto attualmente di orientamento, in particolare di quello in ingresso, in relazione ad aspetti quali il calo demografico e la difficoltà ad intercettare nuove matricole. Gli Alumni possono, quindi, essere considerati una risorsa anche in questo ambito, possono rappresentare una forma di orientamento peer to peer a livello avanzato?

«L’orientamento (in ingresso, in itinere e in uscita) è uno degli strumenti che possono trarre maggiore beneficio dall’esistenza di una rete attiva di Alumni. Infatti, grazie agli Alumni nel ruolo di mentors, possiamo avvalerci di persone con esperienza, che siano in grado di aiutare altri ragazzi a capire se eventuali difficoltà possano essere risolte, perché sono le stesse che anche loro hanno superato. Possono, inoltre, dare suggerimenti molto diretti anche nella fase in entrata, quella di scelta di un corso di studio».

Viceversa gli Alumni hanno la possibilità di essere aggiornati e di acquisire informazioni sui risultati di ricerche di frontiera, che possono poi avere l’opportunità di applicare nel proprio contesto lavorativo?

«Le reti di Alumni, con la loro capacità di mantenere aperto un canale di dialogo con il resto della società, possono essere determinanti anche per le attività di divulgazione e disseminazione delle conoscenze. Il canale con gli Alumni permette un flusso di saperi a doppio senso: non solo divulgare il sapere accademico ad un pubblico più vasto, ma anche tastare il polso della società cogliendo nuovi fenomeni e tendenze. Il flusso di scambio è bidirezionale, perché anche per gli Alumni mantenere i contatti, ad esempio con i propri docenti dell’Università, equivale ad ottenere una risposta pronta quando si presentano esigenze specifiche di ricerca ed innovazione»

Alumni

Sono importanti una guida ed un saldo indirizzo dal lato dell’Università, affinché la collaborazione tra ateneo e Associazione degli Alumni possa essere prospetticamente feconda?  

«Gli Alumni diventano veramente una risorsa strategica per l’Università se nel piano strategico di quest’ultima si individuano ruoli specifici per la loro comunità, se sono stati fissati obiettivi prioritari che contemplino un’interazione. Certamente, la situazione ideale sarebbe quella di coinvolgere gli Alumni già in fase di elaborazione del piano strategico, per capire esattamente dove e come possano dare un maggiore impulso. Questo aspetto si lega immediatamente a quello di come poter gestire le relazioni con gli Alumni. È chiaro, dal mio punto di vista, che queste devono essere a fortissima guida da parte dell’Università: non perché si voglia mantenere un controllo, ma per comprendere maggiormente finalità e confini del ruolo degli Alumni. La gestione delle relazioni con gli Alumni, a trazione universitaria, deve essere volta a garantire che questi diventino una risorsa strategica a beneficio dell’intera comunità. Come è possibile riuscirci? Lavorando insieme pressoché quotidianamente»

Dunque le skills premianti in queste dinamiche sono la grande flessibilità nella gestione delle attività, la capacità di confronto e, soprattutto, le public relations?  

«Esattamente, unite anche ad una fortissima conoscenza del contesto, degli obiettivi istituzionali e delle modalità con cui l’Ateneo procede a perseguirli»

Chapter Alumni Rimini

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