Assessore Donini: «Lavoro insieme al rettore Molari per affrontare le sfide della Sanità»
di Medea Calzana.
Mentre i casi di Covid in regione continuano a salire, mentre durante i sabato pomeriggio Piazza Maggiore vede sfilare abitualmente un corteo di no green pass e no vax, mentre procede la vaccinazione con la dose booster… Bologna ha ospitato il convegno ‘Area Sanità’: un evento nazionale pensato per discutere sulle urgenze della sanità e sull’utilizzo delle risorse del Pnrr per un ripensamento del settore sanitario.
L’assessore regionale alla sanità Raffaele Donini, ha riflettuto assieme a noi di CUBo sul profondo legame che c’è tra sanità, ricerca, salute e università. Questo collegamento, già evidente anche prima, dopo la pandemia non solo è necessario, ma anche imprescindibile.
«Noi stiamo lavorando con il magnifico rettore Giovanni Molari, consapevoli di quelle che sono le necessità da affrontare immediatamente e insieme – spiega Raffaele Donini – Devo dire che questo inizio di lavoro è molto promettente. Gli obiettivi da raggiungere sono irrobustire la rete della ricerca. In Emilia-Romagna, infatti, abbiano vari Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Ircss). Dobbiamo, dunque, organizzare l’Università in modo sempre più territoriale e senza che rimanga un mondo chiuso, ma anzi un bacino di saperi ‘aperti’ che dialogano con il territorio».
«Il rafforzamento del rapporto tra ministero dell’Università, mondo della ricerca e sistema sanitario è fondamentale per la costruzione di strategie per la salute», così Maria Cristina Messa, ministro della Ricerca e dell’Università, ha ribadito intervenendo al convegno ‘Area Sanità’. «I fondi oggi a disposizione – ha ribadito – ci consentono di accelerare sulle innovazioni ad oggi più urgenti, dalle infrastrutture digitali all’utilizzo dei dati sanitari, in modo da sfruttarne le enormi potenzialità».
E infatti il testo della manovra di Bilancio, che dovrà concludere l’esame parlamentare entro fine anno, prevede due miliardi in più al Fondo sanitario nazionale per ciascuno degli anni 2022-2024, un altro miliardo e 850 milioni per farmaci e vaccini Covid e poi fondi per la stabilizzazione dei precari assunti durante l’emergenza.
Raffaele Donini punta il dito, però, anche sulla mancanza di personale: «C’è un problema di quantità, per quanto riguarda le professioni sanitarie. Bisogna investire nella formazione e nella produzione di professionisti come medici di medicina generale e ospedalieri, infermieri e operatori sanitari. Si deve procedere subito e su questo il Governo ha dato dei segnali importanti: riducendo l’imbuto formativo, cercando di aprire nuovi scenari nell’ambito delle borse di studio. Bisogna continuare in questa direzione». Ma non è solo questo perché «C’è anche la questione della qualità – conclude Donini – Quali professioni dovremmo avere nel futuro? Accanto alle professioni sanitarie tradizionalmente intese, dovranno esserci anche figure professionali che possano interpretare meglio la digitalizzazione, che abbiano una competenza in ambito manageriale e che possano essere di raccordo tra le discipline».