Boldini e il fascino della Belle Époque.

Il Circolo propone una visita alla Mostra di Boldini a Palazzo Albergati

accompagnati dal dott. Pierluca Nardoni,  Storico dell’arte

La vanità, comunemente considerata un difetto, per le donne di Giovanni Boldini, bellissime, eleganti, estremamente vanitose, sembra rappresentare un mezzo per consegnarsi all’immortalità, grazie alle abili mani del pittore ferrarese. Boldini non si limitava a ritrarle, catturandone la bellezza per soddisfare i committenti, faceva qualcosa di più: riusciva a cogliere in ciascuna un tratto distintivo, qualcosa che la rendeva unica, perché anche la più fulgida bellezza, senza la sua unicità, non è che mero esercizio di stile.

Boldini è riuscito a raccontarci il lato più elegante dell’Europa a cavallo tra Ottocento e Novecento: salottiera, effimera, estremamente vanitosa.  a coglierne il fascino vaporoso, la vitalità e il romanticismo. Appunto.

Giovanni Boldini, nasce a Ferrara nel 1842 ed è un talentuoso ragazzino specializzatosi nel riprodurre alcuni dipinti di  Raffaello, a sedici anni perfeziona la sua tecnica frequentando corsi di pittura a Ferrara. Nel 1862 il passaggio chiave per la sua carriera di artista: si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze, frequenta il celebre Caffè Michelangelo, meta degli artisti cittadini, ed entra in contatto con i Macchiaioli, il gruppo di artisti che nell’Ottocento sfidò l’establishment culturale per innovare la pittura in Italia. A seguire: Parigi, dove vedrà Courbet e conoscerà Manet, Sisley e Degas, poi Londra, Firenze e di nuovo Parigi.

Ormai è un artista affermato, conteso dagli aristocratici, soprattutto dalle nobildonne dell’epoca le quali, oltre a posare per lui, spesso ne diventano amanti. Oltre che splendide donne, Giovanni Boldini ha ritratto anche passanti in strada, avventori nei caffè e celebrità dell’epoca come Giuseppe Verdi, immortalato in un famosissimo dipinto del 1886.

Dopo la morte, giunta quando l’artista aveva ottantanove anni, il nome di Boldini venne dimenticato, come se la sua arte fosse stata frutto di una moda passeggera. Venne riscoperto all’inizio degli anni Sessanta, quando gli fu riconosciuto il suo ruolo nell’arte italiana grazie allo stile delle sue pennellate che divenne fonte di ispirazione per gli artisti futuristi.

 

Iniziativa realizzata con il contributo dell’Università di Bologna

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