Campus di Cesena, rieletto presidente Massimo Cicognagni
di Francesca Montuschi
Si sono concluse le elezioni dei Presidenti dei Consigli di Campus di Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini per il triennio 2022-25. A Cesena in tantissimi, con una percentuale del 73%, hanno voluto esprimere stima e apprezzamento al professore Massimo Cicognani, pur essendo l’unico candidato al ruolo, per essere riuscito nel triennio precedente ad interpretare al meglio il suo ruolo di portavoce e rappresentante del Campus con grande spirito collegiale, facendo sintesi tra le diverse anime che lo compongono.
Persona garbata, di sangue romagnolo ruspante, dal sorriso accogliente, competente e appassionato del suo lavoro, fiero di appartenere ad una terra che ha grandi potenzialità di sviluppo in termini di innovazione e di crescita. È docente di Analisi matematica presso la Scuola di Ingegneria nella sede di Cesena. Abbiamo parlato con lui di visioni, di sogni nel cassetto, di intrecci tra arte, musica e matematica, connessioni presenti anche nella sua vita personale. E così abbiamo scoperto del duetto con l’artista Roberto Mercadini e, soprattutto, che il professore ha studiato lirica. È un baritono per la precisione. Forse la genesi del suo consenso così diffuso parte da qui, dal suo modo di cogliere gli aspetti della vita in modo serio ma anche divertente, intonato e andante.
Buongiorno Professore, è stato appena stato rieletto presidente del Consiglio di Campus di Cesena. Al Campus aleggia grande soddisfazione da parte di tutti. Quale sua caratteristica crede abbia influito di più su questo risultato?
Faccio parte del Dipartimento di Matematica che non ha una unità organizzativa di sede a Cesena. Nel mio caso essere ‘orfano’ è stato un elemento favorevole nei confronti dei miei colleghi per farli convergere facilmente tre anni fa sulla mia prima candidatura a presidente di Campus. Chi meglio di me, che non appartengo a nessun Dipartimento direttamente operante nella sede, poteva interpretare uno spirito comune? Sono passati tre anni, e mi sono impegnato a svolgere il mio ruolo cercando di rappresentare la voce di tutti, in modo intonato e spero armonioso.
Lei è un matematico. La matematica è un linguaggio, una grammatica, con regole precise. In un certo senso la matematica è uno strumento equo per l’esercizio della democrazia, serve per oggettivizzare tematiche di interesse pubblico. Pensa che sia utile un approccio matematico nella politica accademica?
Il pensiero logico matematico aiuta nell’analisi dei processi decisionali accademici. Ricordo un processo di reverse engineering, quando ero vicepresidente della Scuola di Ingegneria: smontai l’algoritmo di assegnazione dei fondi aggiuntivi alla didattica, scoprendo così che ci erano arrivati meno fondi di quelli che ci spettavano. In termini più generali, l’attitudine stessa che hanno i matematici di costruire un modello astratto rispetto ad un problema, che possa funzionare in altre realizzazioni concrete, che seguono le stesse leggi, fa da supporto certamente al raggiungimento di equilibri più stabili.
Mi affascina la triangolazione tra filosofia, matematica e arte. In un certo senso la matematica può essere declinata in diverse forme, la sua impronta può essere valorizzata attraverso l’arte, la musica, il pensiero filosofico.
Per quanto riguarda i rapporti con la filosofia, me la cavo con una battuta (ride). Al filosofo Gottfried Leibniz, fondatore del calcolo infinitesimale, devo il mio stipendio. Fin dagli antichi greci la matematica, che poi era allora la geometria, veniva coltivata dai filosofi. Nel ‘900, ad aver contribuito alla sua costruzione assiomatica fu il filosofo e pacifista Bertrand Russell. Per quanto riguarda il rapporto tra arte, matematica e filosofia, si tratta di una triangolazione in cui i tre vertici si scambiano, passando da un collassamento in un unico punto. La stessa scala in dodici toni, introdotta da Sebastian Bach, è un ottimo esempio per introdurre i numeri irrazionali. Che rapporto c’è tra un ‘la’ e un ‘la’ diesis? La risposta è la radice dodicesima di due, un numero irrazionale. La matematica poi è anche estetica, ai matematici piace risolvere un problema cercando la soluzione più bella. L’arte e la matematica, possiamo concludere, sono due chiavi per guardare la realtà, possono apparire punti di vista lontani, ma hanno canali di intersezione importanti.
Siamo al Campus di Cesena. Riesce a descriverlo con un linguaggio accademico e poi con un linguaggio di tipo più divulgativo?
L’Alma Mater è un Ateneo Multicampus, questo significa che la nostra Università si è aperta nei territori diventando di fatto una Università regionale. Il Campus di Cesena è una delle sue realtà territoriali e si caratterizza con una forte vocazione tecnologica e scientifica. Abbiamo anche il miglior corso nazionale di psicologia secondo il Censis. Molto forte è anche l’ambito agro-alimentare. In maniera più divulgativa: veniteci a trovare, vi accorgerete che c’è una Università funzionale e anche bella che si sta sviluppando in tutte le sue tre missioni (didattica, ricerca, terza missione). Da quando si è insediata l’Università a Cesena, 30 anni fa, la città è cambiata profondamente. Ora, dopo l’inaugurazione della nuova sede di Campus, di Cesena è cambiato anche il paesaggio.
Nuova governance di Ateneo, nuovo rettore, Pnrr e quindi grandi opportunità. Che ruolo crede possano giocare i Campus in questa partita, e più in particolare i presidenti di Campus come facilitatori, come connettori di processi?
Il presidente per statuto è il rappresentante della istituzione sul territorio. Ogni azione che si possa cogliere all’interno del Pnrr e che abbia un impatto territoriale va concertata con gli attori locali. Mi aspetto, e sono a disposizione, che in questo processo saremo un punto di riferimento accademico nei territori di nostra competenza. Venendo alla attuale governance, il 19 gennaio il rettore e il direttore generale sono venuti in visita al Campus. I primi segnali sono di assoluta considerazione delle realtà Multicampus, e non può che farmi molto piacere.
Siamo in chiusura, la ringrazio di questa piacevole chiacchierata. Un’ultima domanda: siamo agli inizi dell’anno, in un periodo in cui si suole stilare una lista di buoni propositi, di speranze per l’anno appena iniziato. Quale è la sua visione di Campus per il 2022, il suo sogno nel cassetto, ovvero un progetto concreto?
Siamo una comunità di intenti, con strutture e laboratori all’avanguardia. È partito il terzo lotto che consentirà il trasferimento di Psicologia dalla sede attuale nei pressi della stazione. Siamo riusciti, e contiamo di continuare, ad essere attrattivi per investimenti consistenti. Il mio sogno nel cassetto è che sempre più docenti e ricercatori vedano il Campus di Cesena non solo come luogo per crescere professionalmente, ma anche, sto pensando in particolare ai più giovani, come ‘casa’ dove voler rimanere. I ricercatori non si trattengono con regolamenti che impediscono cambi di sede per anni, ma operando tutti affinché la nostra sede possa essere attrattiva per loro.