Come salvare il nostro pianeta dagli asteroidi? La ricerca e il business della space economy
di Medea Calzana.
Lo spazio, fatto di galassie, satelliti e forse addirittura di forme primordiali di vita, lontana anni luce, qui in Emilia-Romagna è un po’ più vicino e, a volte, la realtà supera l’immaginazione. É notizia di poco tempo fa, infatti, che cinque degli otto progetti finanziati dall’Agenzia spaziale italiana (Asi) per esperimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale (Ssi) sono proprio emiliano-romagnoli. E di questi cinque progetti, addirittura quattro, provengono dall’Università di Bologna.
Bologna che con le sue torri, che puntano in alto, sembra naturalmente guardare al cielo. La regione, infatti, sta diventando un punto molto importante per lo sviluppo di business e tecnologie nell’ambito aerospaziale. Eppure, per molto tempo, queste potenzialità di sviluppo non state colte da chi l’ha amministrata. Ora non è più così perché proprio nel dicembre scorso l’Assessore regionale dell’Emilia-Romagna, allo sviluppo economico e green economy, lavoro e formazione, Vincenzo Colla, ha istituito il Forum strategico per la promozione della filiera regionale dell’aerospazio. Una tavolo di lavoro dove i diversi attori della ricerca e delle imprese in ambito spaziale possono incontrarsi e, magari, sviluppare nuovi progetti dal carattere futuristico.
Ne abbiamo parlato con chi, forse meglio di tutti, conosce da vicino le ricerche di UniBo in questo campo. È Paolo Tortora, docente e direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerca Industriale (Ciri) Aerospaziale dell’Alma Mater, uno dei sette Ciri dell’Università di Bologna. Il Ciri Aerospaziale in altre parole, è un polo di saperi e competenze multidisciplinari che guardano al cielo come loro campo di ricerca preferenziale.
«In questi giorni stiamo negoziando con l’Agenzia spaziale italiana la partenza di un accordo scientifico per la missione Hera dell’Agenzia spaziale europea (Esa). Un progetto che accompagnerà una missione americana che si chiama Dart», racconta con orgoglio Paolo Tortora. La missione americana e quella europea fanno un lavoro congiunto per sperimentare metodi di protezione planetaria. L’UniBo è coinvolta in entrambe le missioni. «La missione Dart andrà ad impattare (come un enorme proiettile) contro un piccolo asteroide, al fine di sperimentare metodi di difesa del pianeta da piccoli asteroidi che si potrebbero trovare in futuro in rotta di collisione con la Terra. Quindi si testano tecniche per deflettere la traiettoria di questi corpi, anche di valori apparentemente impercettibili, per misurare i quali sono necessarie osservazioni molto accurate e metodi di processamento dati che coinvolgono direttamente UniBo», spiega il direttore del Ciri Aerospaziale.
Un piccolo passeggero della sonda Nasa Dart, un piccolo satellite chiamato LiciaCube (realizzato dalla società torinese Argotec con il coordinamento dell’Asi), avrà il compito di realizzare delle riprese dell’impatto. L’Università di Bologna si occupa proprio della determinazione della traiettoria del micro satellite che, a dieci giorni dall’impatto con l’asteroide, si separerà da Dart per portarsi a distanza di sicurezza e riprendere le fasi dell’impatto. LiciaCube sarà il satellite italiano che opererà più lontano dalla Terra e sarà gestito da una squadra tutta made in Italy di cui UniBo è parte fondamentale.
A fine 2024, l’Esa lancerà la sonda Hera che realizzerà delle foto del cratere dell’impatto in modo da scoprire molto meglio gli effetti della collisione e la dinamica del sistema successivamente all’impatto di Dart. Anche in questa missione «UniBo è pesantemente coinvolta e l’accordo che stiamo negoziando con Asi supporterà finanziariamente le nostre attività scientifiche da qui al 2024. Siamo un Ateneo che ormai è al pari di altri grandissimi poli di ricerca», aggiunge Paolo Tortora.
Il docente, che ha cominciato a lavorare in UniBo nel 2002, fino a pochi anni fa ha sofferto, come ammette lui stesso, della «sindrome della Cenerentola, perché pochi ci prendevano sul serio. Per molto tempo – continua il professor Tortora – la Regione non ha dato sufficiente attenzione alle possibilità di sviluppo del business e di ricerca in ambito aerospaziale. Vincenzo Colla è il primo assessore allo sviluppo economico che ha riconosciuto la straordinaria potenza come motore, anche economico, del tema dell’aerospazio».
Oggi, anche grazie all’interesse internazionale per la new space economy, la Regione E-R ha riconosciuto che c’è un grosso tessuto industriale, una straordinaria potenza dal punto di vista della ricerca e sviluppo e ha deciso di mettere a sistema queste competenze.