Dalla verdura a Verdi: un ex mercato dedito a tutta la buona musica.
di Chiara Cantagalli
L’Orchestra Senzaspine è un’orchestra sinfonica nata dalla volontà di alcuni giovani musicisti del conservatorio di Bologna (in origine, nel 2013, circa una quarantina, tra cui Tommaso Ussardi e Matteo Parmeggiani, che ne sono rispettivamente presidente e vicepresidente), di avvicinare il grande pubblico alla musica classica.
La strategia a tal scopo adottata dal gruppo, ci spiega Tommaso, è quella di decontestualizzare la musica classica, facendola penetrare nel quotidiano per renderla accessibile a un pubblico più ampio, eterogeneo e giovane.
Ben lontano dalla figura del classico direttore di orchestra, appartenente all’immaginario collettivo, dall’espressione solenne e dal volto irrigidito tanto quanto il colletto inamidato, Tommaso è, come ci dice ridendo, un ragazzo normale, la cui esigenza di ripensare il ruolo di un musicista classico all’interno di una società contemporanea, nasce proprio dalla voglia di identificarsi con il pubblico, creandone uno altro da quello oramai datato e in via di estinzione nel quale non è più possibile riconoscersi. Così la figura del compositore, come anche quella del musicista classico, viene ripensata dai componenti dell’Orchestra per essere inserita nella normalità e potersi riconoscere parte di essa. Questo, con lo scopo di rivoluzionare la percezione che si ha del genere classico e abbattere la soggezione e la diffidenza che esso può comunemente suscitare.
Ecco quindi che Tommaso e compagnia (l’Orchestra in breve si costituisce come associazione il cui numero di componenti in poco tempo moltiplica in maniera esponenziale, tanto da contare a oggi ben cinquecento membri, musicisti selezionati tramite delle audizioni a livello nazionale che ne verificano l’idoneità e la competenza attraverso passi di orchestra) iniziano suonando nei posti più improbabili, impensati prima di allora per ospitare concerti classici. Un esempio tra tutti, il concerto in Piazza Verdi, davanti al Teatro Comunale (davanti, non dentro!) e poi centri commerciali, centri sociali, flash mob e via discorrendo, anzi… e via concertando!
Del resto, già il nome “Senzaspine”, traduzione letterale di unplugged (essendo la stessa in acustico), è un’avvisaglia delle buone intenzioni dell’orchestra: la musica classica non punge, chiunque può avvicinarvisi.
Ma veniamo all’arrivo dell’Orchestra nel quartiere di San Donato. Nel 2014 la Senzaspine, dopo aver iniziato a esibirsi anche nei vari teatri della città, sente l’esigenza di trovare una propria sede, principalmente per adibirla a sala prove. Vincendo il Bando Icredibol (bando indetto dal Comune di Bologna per cambiare la destinazione d’uso di un immobile, da atto commerciale ad atto culturale associativo) l’Orchestra Senza Spine, guadagna la possibilità di rigenerare l’ex-mercato rionale del quartiere di S. Donato – S. Vitale. Il mercato, in origine prevalentemente ortofrutticolo e storico punto di riferimento per gli abitanti del quartiere, era andato di recente in rovina a causa dell’apertura dei vari discount e centri commerciali della zona.
Nonostante i membri dell’Orchestra Senza Spine non avessero inizialmente alcun tipo di esperienza come operatori culturali, vista la potenzialità del posto e visto il grande fermento generale attorno all’iniziativa, non hanno esitato a cogliere l’opportunità di riqualificare lo spazio messo a disposizione dal comune, in vista di creare non solo un centro atto a ospitare l’Orchestra nella forma di sala prove, ma anche un più ampio contenitore di produzione culturale e di aggregazione sociale: un vero e proprio punto di riferimento per gli abitanti del quartiere.
Così i ragazzi dell’Orchestra colgono la sfida, avviando i lavori di restauro dello spazio, le cui spese sono state completamente a carico loro, così come anche quelle gestionali e amministrative.
Le difficoltà iniziali, costituite dalla diffidenza degli abitanti del quartiere da sempre abituati alla presenza dello storico mercato ortofrutticolo, vengono superate grazie all’approccio adottato per intervenire sulla trasformazione dello spazio. Anche qui il nome scelto (Tommaso a questo punto rivela il suo debole per i giochi di parole) è un significativo indicatore della linea morbida adottata dall’Orchestra per intervenire: Mercato Sonato nasce infatti dalla sottrazione di sole tre lettere al nome originale, Mercato San Donato appunto.
Il quartiere inizia quindi in breve a percepire questa nuova realtà come opportunità di riscatto sociale di una zona piuttosto malfamata, sebbene da quando l’Orchestra si è stabilita in loco riaprendo il mercato, non ci sia stato alcun tipo di problema di degrado sociale né di violenza.
Quindi forse San Donato non era poi così ostile oppure, forse, l’apertura di un centro nel quartiere ha permesso la circolazione di molte più persone anche nelle ore serali così che anche le attività commerciali circostanti ne hanno risentito in positivo. Insomma, fatto sta ed è, che il quartiere ha potuto beneficiare in toto dell’apporto dato dalla compagnia Senza Spine che persino dal punto di vista dell’impatto acustico non ha dato particolari problemi, data la posizione logistica strategica e abbastanza distanziata dalle abitazioni circostanti, evitando così lo scatenarsi di una qualche pericolosissima e famigerata “guerra del vicinato”.
Per coinvolgere gli abitanti del quartiere in maniera attiva, inizialmente si è pensato alla promozione di eventi tramite cartoline in cui veniva richiesto il loro parere e suggerimenti da parte loro su come apportare modifiche alle serate per renderle più coinvolgenti e accessibili ai molti e rendere gli abitanti portatori di valore aggiunto alle iniziative. Oltre a questa operazione diretta di indagine di mercato, c’è stato l’audience engagment, come ci spiega Tommaso, ossia la richiesta agli abitanti del quartiere di aiutare l’Orchestra nella preparazione di opere liriche da proporre, oltre che in loco, anche nei teatri. Ecco dunque allora che un esercito di sarte e costumiste, carpentieri e scenografi, reclutati tra i volenterosi abitanti del quartiere, si è schierato per contribuire alla realizzazione di alcune Opere dell’Orchestra, andate in scena poi, anche all’esterno, naturalmente in luoghi accessibili a un pubblico più ampio possibile, come ad esempio l’opera ambientata nei giardini del Quartiere L’Aria nel Parco.
Altro ingrediente fondamentale, per garantire l’immediata folgorazione del nuovo pubblico (che attraverso una recente indagine di mercato si è scoperto essere composto per ben il 50% da neofiti mai stati in precedenza a un concerto di musica classica) è stato quello di proporre brani “tosti”, aventi cioè un forte impatto, come per esempio la Quinta di Beethoven. Questa scelta ha rafforzato il dialogo, tra l’Orchestra e la comunità, con l’evidente intenzione di coinvolgere quest’ultima, rispondere alle sue esigenze e verificare la disponibilità ad accettare o meno la proposta di un concerto classico.
E questo non è stato che l’inizio di un percorso andato progressivamente ad arricchirsi di figure, risorse e idee, basate sulla commistione di generi ed espressioni artistiche, perché: “la musica classica ha bisogno, anzi deve avere il coraggio, di confrontarsi e creare un dialogo con le altre realtà”.
Ecco così che nasce il Mercato Sonato, contenitore/contenuto dell’ e dall’Orchestra, che si sviluppa a essa parallelamente come organismo che interseca le proprie iniziative, attività e personalità con quelle dei musicisti dell’Orchestra. Inizialmente nasce come strumento ausiliare per la gestione dello spazio altro dalla sala prove, quello sociale per l’appunto, da quest’anno, grazie al coordinamento della comunicazione, si fonde all’Orchestra come un’unica realtà. Questa fusione nata in seno all’Orchestra Senza Spine è stata possibile dirottando figure appartenenti alla stessa, o a figure che si sono avvicinate al Mercato per organizzare eventi, con le quali si è sviluppato un rapporto lavorativo oltre che con diverse associazioni con cui si sono create collaborazioni fisse.
La rigenerazione di uno spazio, un tempo cuore della vita del quartiere di San Donato, da parte di un’orchestra sinfonica, decisa a mantenere la musica classica al centro di questo progetto, si basa sul dialogo continuo tra questa e le altre arti.
A tal proposito, la programmazione degli eventi punta alla compenetrazione di diversi generi musicali e forme svariate di espressione artistica (dal ballo swing al circo) con la musica classica per sensibilizzare un pubblico che generalmente ha sempre preso le distanze dai concerti sinfonici, ma vale anche il discorso inverso ossia quello di avvicinare il pubblico del sinfonico ad altre forme artistiche, per incrociare e riunire le tipologie di pubblico più diverse.
Esempi di questo dialogo sono due delle la cui tappa recente è stata la realizzazione il 6 e il 7 febbraio dello spettacolo Masnada in collaborazione con il Circo Magda Clan, con le sinfonie composte da Tommaso. Una nuova produzione nata dall’unione della musica classica con il circo contemporaneo, che ha ottenuto soldout in entrambe le date, con un numero di spettatori che s’aggira intorno al milleottocento. In merito alla decisione di creare un simile evento Tommaso è chiaro: “Mi sento ipercircense, ma certo è che se le persone continuano a vedermi come un direttore d’orchestra altolocato, non capiranno mai niente della mia persona. Io voglio sposarmi con forme d’arte più semplici e crude a cui sento da sempre di appartenere e in cui mi riconosco”.

Altro esempio è stata la rassegna Mercatocanzone, conclusasi lo scorso 7 aprile e nata dall’incontro del Mercato Sonato con Vito Contento, presidente del CAKI – Comitato Ascoltatori Kanzone Italiana e Francesco Guarino cantautore, pervenuto secondo al premio De Andrè. Quattro serate di musica cantautorale in cui la parola è stata la principale protagonista sul palco, veicolata dall’azione di moderni cantastorie italiani.
Così, sperimentando e continuando a farlo, fantasticando su soluzioni altre, l’Orchestra è riuscita a ottenere risultati sorprendenti, rivolgendosi a una comunità davvero eterogenea: a oggi conta 8000 soci l’anno, composti in nutrita parte da famiglie con bambini e anziani che partecipano alle attività organizzate ad hoc per loro. I componenti dell’Orchestra, inoltre, appartengono a una fascia di età che va dai 30 ai 70 anni e stanno lavorando molto con l’intenzione di coinvolgere elementi under 30. Il pubblico giovane pare essersi davvero affezionato ai progetti, avvicinandosi alle attività proposte dall’Orchestra e, a oggi, l’associazione, entrata nei fondi ministeriali del Fondo Unico, può contare sul sostegno del Fondo Ministeriale per lo spettacolo come Prima orchestra Under 35 in Italia.
Inoltre le entrate del Mercato Sonato come circolo Arci, gestite dall’Orchestra che grazie ai guadagni (consistenti, se pensate che a ogni concerto partecipano circa 70 esecutori, per 10 mila euro di spese di retribuzione) creano un flusso di economia che permette all’intero progetto di autosostenersi dando anche lavoro ai musicisti, cioè a tutti i componenti dell’Orchestra, i quali riescono ad avere assicurato un piccolo partime da portare a casa. E ciò non è poco, se pensiamo che stiamo parlando di cultura e di un’operazione, a essa legata, inizialmente partita come puro volontariato.
Il Mercato Sonato risulta l’esempio di come l’azione di vasi comunicanti riesca a garantire sostenibilità a una cultura indipendente che non potrebbe mai altrimenti esserlo, grazie alla creazione di un circuito di valori culturali diversi e di vari tipi di pubblico che si uniscono e si confrontano.
È una realtà in fermento e crescita costante, aperta alle sperimentazioni e alle intersecazioni culturali più svariate. L’obiettivo ultimo resta sempre quello di valorizzare la musica sinfonica. Che essendo priva di semantica, non necessita di conoscenze pregresse da parte dell’ascoltatore per essere compresa e amata, “Senza spine, ci si può concedere alla musica e le si deve dare un’opportunità, perché godere del bello richiede una spesa di energia” e proprio un campo energetico dobbiamo considerarla, in grado di può assorbire ed essere assorbito da chiunque abbia
la disponibilità all’ascolto senza necessitare di una mediazione o di una preparazione culturale, ma solo di una buona predisposizione all’ascolto e all’accoglienza da parte del fruitore. Perché: La musica classica non è roba per tutti è roba di tutti, basta togliere il pregiudizio e metterci l’orecchio.