Dall’Alma Mater al mondo. Dante all’Università di Bologna

Il Circolo propone una visita alla Mostra

accompagnati dal Professor Giuseppe Ledda

del  Dipartimento di Filologia classica e Italianistica dell’Università di Bologna

Quello fra Dante e l’Università di Bologna è un rapporto stretto, profondo e antico, che ha le sue radici nella stessa biografia dantesca e poi nella primissima ricezione delle sue opere. Le tracce della presenza del poeta in città sono numerose e risalgono già alla prima attestazione di una sua opera, il sonetto della Garisenda, trascritto nel 1287 su una pagina dei Memoriali Bolognesi dal notaio Enrichetto delle Querce.”

 “Fra le tante città criticate dal poeta per i loro vizi, Bologna non fa certo eccezione ed è anzi colpita con particolare violenza in occasione degli incontri con dannati bolognesi, come Venedico Caccianemico, dannato fra i ruffiani (Inf. XVIII, 40-63), e i frati gaudenti Loderingo e Catalano, nella bolgia degli ipocriti (Inf. XXIII, 103-144). Ma anche un illustre professore della Studium viene citato: Francesco d’Accursio (Inf. XV, 110), professore di diritto all’Università di Bologna e figlio del celebre Accursio, viene indicato fra i sodomiti, violenti contro natura (Inf. XV, 107).

Questo e molto altro ci ricorda il professor Giuseppe Ledda nella sua bella introduzione al catalogo della mostra che ha lo scopo di valorizzare il contributo multidisciplinare dei professori bolognesi allo studio di Dante.

 Alla fine, anche la Garisenda, tanto amata da Dante in giovinezza, tornerà nella Commedia segnando il cambiamento di percezione del poeta. Ora la torre pendente viene paragonata, nell’Inferno, al gigante Anteo, che trasporta i due viaggiatori alle soglie di Lucifero.

Qual pare a riguardar la Garisenda / sotto il chinato quando un nuvol vada / sovr’essa sì ch’ella in contrario penda, / tal parve Anteo a me, che stava a bada /  di vederlo chinare, e fu tal ora /ch’i’ avrei voluto ir per altra strada.

(Dante Alighieri, Inferno, canto XXXI)

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