“ella è de’ Carracci: l’abbiam fatta tutti noi”. Due date per la Visita guidata ai fregi dei palazzi Fava e Magnani!
Invito a tutti i dipendenti dell’Università di Bologna e ai Soci CUBo
Visita guidata ai fregi dei palazzi Fava e Magnani
accompagnati da Tommaso Pasquali PHD in Arti visive del Dipartimento di Arti visive dell’Università di Bologna
Ingresso 4 euro da pagare in loco per la visita a Palazzo Fava | Ingresso gratuito per la visita a Palazzo Magnani
Prenotazione obbligatoria
Mercoledì 5 settembre 2018 ore 17:00 PRENOTA QUI!
Ore 17:00 Visita al piano nobile di Palazzo Fava con il primo grande ciclo di affreschi di Annibale, Agostino e Ludovico Carracci
Ore 17:45 Trasferimento a Palazzo Magnani
Ore 18:00 Visita al fregio dei Carracci di Palazzo Magnani
Sabato 8 settembre 2018 ore 10:00 PRENOTA QUI!
Ore 10:00 Visita al piano nobile di Palazzo Fava con il primo grande ciclo di affreschi di Annibale, Agostino e Ludovico Carracci
Ore 10:45 Trasferimento a Palazzo Magnani
Ore 11:00 Visita al fregio dei Carracci di Palazzo Magnani
I CARRACCI A PALAZZO FAVA: Palazzo Fava è stato per Ludovico, Agostino e Annibale Carracci l’occasione per dare il primo grande saggio della propria arte. Nel ciclo di Giasone e Medea, che decora il salone del piano nobile, i Carracci raggiungono altissimi risultati per naturalismo anti-accademico e maturità pittorica, innovando il concetto del ciclo di affreschi che fino a quel momento prevedeva una presenza massiccia di decorazioni a scapito della narrazione. Con questo capolavoro indiscusso della pittura seicentesca i tre artisti rivoluzionarono la tradizionale concezione di partitura narrativa, rappresentando più azioni all’interno dello stesso riquadro, raggiungendo così momenti di assoluta modernità stilistica.
I CARRACCI A PALAZZO MAGNANI: Tra i nuovi senatori che il papa Sisto V nominò nel 1590 c’era finalmente anche il bolognese Lorenzo Magnani. L’agognato premio era da qualche tempo nell’aria e quello che era forse l’uomo più ricco di Bologna già da qualche anno aveva deciso di costruirsi un palazzo che non avesse nulla da invidiare a quelli romani. Come mostra di obbedienza al pontefice, scelse di far decorare il salone al piano nobile con storie della fondazione di Roma. Fedele alla lettera al testo di Plutarco (che a sua volta attinge alla fiaba narrata da Tito Livio), il racconto si snoda in quattordici riquadri, come nella sequenza di un fumetto, a cominciare dal ritrovamento dei gemelli Romolo e Remo lungo il corso dell’Aniene. Per la decorazione il neo eletto senatore decise di affidarsi all’estro di quei tre Incamminati che già si erano distinti nel palazzo dei Fava, capaci di mischiare il sacro col profano, il basso con l’alto – il Mangiafagioli, le Macellerie, le caricature – ai temi più aulici dei miti e delle storie antiche. Ossia ad Agostino, Annibale e Ludovico Carracci. Qualcuno di nuovo, e che avesse la vita e lo sguardo davanti. Che fosse capace di sorridere, senza prendersi troppo sul serio, sebbene serissimi fossero i loro studi e serissima la qualità della loro arte. La critica moderna ha provato un distinguo delle mani, non senza dividersi. Ma quando i contemporanei chiedevano a quei tre chi di loro avesse fatto cosa essi rispondevano in coro: «ella è de’ Carracci, l’abbiamo fatta tutti noi».