Fellini, Amarcord Disegnato
Per la sua inaugurazione è stato scelto, non a caso, il giorno del 103esimo compleanno del maestro Federico Fellini, nato a Rimini il 20 gennaio del 1920. ‘Amarcord Disegnato’, il progetto miniaturistico di Agim Sulaj, artista albanese da anni residente nella città romagnola, resterà in esposizione al Palazzo del cinema ‘Fulgor’, in Corso d’Augusto, fino al 19 marzo prossimo.
In sessantacinque fotogrammi, dipinti a olio su tavola e tela, la mostra restituisce personaggi e atmosfere del capolavoro assoluto di Fellini, il film ‘Amarcord’ (‘Mi ricordo’, in dialetto romagnolo, premio Oscar come miglior film straniero), di cui quest’anno ricorrono i primi cinquant’anni.
«Più che da vedere», diceva provocatoriamente Morando Morandini, capostipite del giornalismo cinematografico italiano, «i film di Fellini sarebbero da sfogliare». Riportandoli al loro elemento originario, il fotogramma, si potrà apprezzare, nelle intenzioni dell’ideatore della mostra, la spiccata abilità pittorica del visionario regista riminese. Fellini, infatti, fu disegnatore professionista e, fino al 1948, accompagnò la sua attività di sceneggiatore a quella di vignettista.
Da regista, disegnava abitualmente le scene dei suoi film. Per avere un saggio di questa sua mirabile capacità di ‘mostrare’ (una delle sue citazioni più note è: ‘Non voglio dimostrare niente, voglio mostrare’), basta avventurarsi nel suo ‘Libro dei sogni’, pubblicato postumo da Rizzoli ed esaurito in tutte le sue edizioni (l’ultima nel 2016). In cinquecento pagine, ‘Il libro dei sogni’ è un omaggio alla fantasia sfrenata del regista, capace di raccontare il sogno meglio di chiunque altro e di disegnare personaggi, corpi e volti coloratissimi, destinati a rimanere impressi per la loro abbondanza invadente, per quel tocco di magia e assurdità che li attraversa tutti.
Tornando alla mostra in corso al Palazzo del Fulgor, un percorso piacevole fra dipinti di piccole dimensioni, tali da esaltare campiture di colore e tagli di luce delle inquadrature, può essere l’occasione giusta per visitare il cinema omonimo, recentemente restituito alla città dopo cinque anni di restauro e ristrutturazione. Il Fulgor torna spesso nella vita e nelle opere di Federico Fellini: è il luogo in cui, da bambino, assistette ai primi film (tra cui ‘Maciste all’inferno’) ed è quello a cui forniva locandine promozionali, in cambio della visione gratuita degli spettacoli per sé e i suoi compagni.
Non solo: è il cinema in cui vide e si innamorò di Gradisca, icona delle sue fantasie erotiche. Ed è simbolo di quella Rimini poetica ed evocativa spesso presente nei suoi film, da Amarcord a I Vitelloni, da La voce della luna a 8 1⁄2. Lo si ritrova, inoltre, nelle vignette del Marc’Aurelio, nei soggetti rimasti sulla carta, nelle fotografie e in numerose interviste. Il Fulgor, ristrutturato, racchiude oggi tutti i segni della creatività felliniana: al piano terra, il foyer e le due sale cinematografiche “Giulietta” e “Federico” sono ispirati allo stile hollywoodiano anni ’30, grazie all’uso di materiali come legno e marmo.
Il progetto è stato curato dallo scenografo premio Oscar Dante Ferretti, che ha lavorato più volte a fianco del regista riminese.