Giulio II e Raffaello; una nuova stagione del Rinascimento a Bologna

Dall’ 8 ottobre 2022 al 5 febbraio 2023 la Pinacoteca Nazionale di Bologna ospita il percorso espositivo ‘Giulio II e Raffaello’. Lo straordinario ritratto del pontefice eseguito dall’artista urbinate, prestito della National Gallery di Londra, porta a riscoprire tracce e tesori di un passato rinascimentale, non sempre noto, in parte rimosso, che si intreccia con le vicende storiche della città. Ne parliamo con il professore Daniele Benati, curatore della mostra, docente dell’Alma Mater e storico dell’arte.

Raffaello Sanzio, Giulio II (1511-1513), National Gallery di Londra

Perché una nuova stagione del Rinascimento bolognese?

Tendenzialmente al Rinascimento si associano centri come Firenze, Mantova, Ferrara, Urbino. Si pensa a Bologna nei termini di una città medievale, al più barocca, scordandosi che è stata uno dei più grandi centri del rinascimento. Con la mostra si riporta alla luce una stagione artistica le cui testimonianze sono state in larga parte perdute o rimosse. Il percorso si apre infatti con opere legate alla distrutta cappella Garganelli in S. Pietro e al Palazzo Bentivoglio, raso al suolo dai bolognesi. Nuova anche pensando che, con la caduta della signoria dei Bentivoglio nel 1506 e il passaggio della città sotto lo Stato Pontificio, i modelli romani, che facevano capo a Raffaello e Michelangelo, diventano dominanti, ispirando gli artisti bolognesi e dando il via ad una nuova stagione artistica.

Il ritratto di Giulio II in mostra funge da spartiacque tra un prima e un dopo…

La mostra ripercorre due periodi ben distinti. Le opere della prima parte sono espressione della prima fase del rinascimento bolognese che coincide con la signoria dei Bentivoglio. Bologna aveva infatti sviluppato una sua cultura figurativa autonoma attraverso grandi artisti: Jacopo della Quercia, Niccolò dell’Arca, Francesco del Cossa, Ercole de’ Roberti, Lorenzo Costa e Francesco Francia, tutti forestieri tranne quest’ultimo, ma interpreti di un sentire cittadino e che lavoravano in città e per la città. Con l’arrivo di Giulio II avviene l’assoggettamento culturale a modelli romani, questo cambiamento ha il suo apice in mostra nel ritratto del pontefice ad opera di Raffaello cui segue il secondo periodo del Rinascimento bolognese a cui è dedicata l’altra parte della mostra. 

Cosa si può dire del quadro di Raffaello, considerato un capolavoro della ritrattistica rinascimentale?

L’opera fu commissionata dal pontefice nel 1511-1512 e realizzata a Roma. A Bologna è arrivato per la prima volta. Come tutti i capolavori è enigmatico. Giulio II era un condottiero, politicamente autorevole, mentre nella tela appare riflessivo, dimesso. Per lungo tempo la critica si è interrogata su questa immagine chiedendosi se Raffaello avesse voluto davvero raffigurare un papa invecchiato, rinunciatario. In realtà ogni ritratto prevedeva sempre un accordo tra committente e pittore. Dobbiamo quindi pensare che Giulio II abbia voluto dare di sé l’immagine del papa benevolo e pacificatore, resa nell’opera in maniera straordinaria. Lo sguardo davanti a sé, senza incrociare quello dello spettatore, la sedia in tralice, il drappo sullo sfondo, i simboli del potere, sono tutte scelte ponderate, coerenti con la nuova immagine da trasmettere e diventeranno un modello per tutti i ritratti dei pontefici successivi.

Raffaello, Estasi di Santa Cecilia, Bologna, Pinacoteca Nazionale, c. 1515, inv. 177

In mostra anche un altro capolavoro di Raffaello: l’Estasi di Santa Cecilia. 

L’opera arriva a Bologna nel 1515 sotto il papato di Leone X. È una commissione privata di Elena Duglioli per la Chiesa di San Giovanni in Monte e diventa subito un modello per i pittori bolognesi del ‘500 e oltre. Sappiamo peraltro che questo quadro era l’opera preferita di Wolfgang von Goethe che verrà a Bologna per ammirarlo dal vivo. Di fronte a questo quadro, la cultura di Francia, Costa e Aspertini viene dimenticata perché giudicata perdente. 

Nella seconda parte dell’esposizione si può ammirare anche un grande capolavoro di Parmigianino. Che significato ha quest’opera nel percorso?

Parmigianino arriva a Bologna dopo aver lasciato Roma come molti artisti dopo il drammatico Sacco di Roma del 1527. Rimane in città per tre anni e lascia capolavori assoluti come la Madonna di Santa Margherita. Già acclamato come il nuovo Raffaello, ne rielabora i modelli mirando a superarli in eleganza e artificiosità. Il concetto classico di bellezza di Raffaello viene abbandonato a favore del concetto di grazia. Le figure si allungano, esprimendo una varietà di pose, gesti e sguardi, le proporzioni vengono esagerate. Di fatto in questa parte della mostra si apre alla stagione del manierismo.

Mazzola Francesco, meglio noto come il Parmigianino, Madonna col Bambino e i Santi Margherita, Girolamo e Petronio, Bologna, Pinacoteca Nazionale, c. 1529

Alla fine del percorso, l’opera di Biagio Pupini fissa un altro momento storico di rilievo…

Si tratta di un disegno proveniente dal Louvre, che ci restituisce, come in un’istantanea, il momento dell’incoronazione di Carlo V in S. Petronio da parte di Clemente VII nel 1530. L’evento, fondamentale per la storia occidentale, sigilla la pace tra il Papato e l’Impero e vede arrivare in città ambasciatori da tutta Europa. Dopo il Sacco, Roma mal si prestava per questo importante avvenimento e le venne preferita Bologna, seconda capitale dello stato della Chiesa. Il disegno di Pupini ci restituisce l’interno di S. Petronio arricchito di allestimenti effimeri, così come tutta la città venne abbellita per l’occasione con archi di trionfo e dipinti sulle facciate. 

Il percorso parte in Pinacoteca, ma attraversa altri luoghi della città…

Grazie alla collaborazione con importanti istituzioni cittadine, il visitatore è invitato a scoprire altre tracce del Rinascimento bolognese. Poco distante dalla Pinacoteca la chiesa di Santa Cecilia, decorata dai pittori di fiducia di Giovanni II Bentivoglio: Francia, Costa, Aspertini e altri. La stessa chiesa di S. Giacomo presenta la cappella di famiglia di Giovanni II Bentivoglio, mentre in S. Petronio si possono ammirare il San Rocco del Parmigianino e le bellissime pale di Amico Aspertini e Lorenzo Costa. Anche noi, come università, occupiamo uno dei luoghi più identitari del Rinascimento: la Palazzina della Viola di Annibale Bentivoglio, figlio di Giovanni II. Un luogo di prestigio artistico, considerato il prototipo della villa bolognese, dal cui porticato si poteva apprezzare il parco che la circondava.

 

 

 

 

Lascia un commento