Gli studenti fuorisede piantano le tende per protestare contro il caro affitti

Tornano le tende degli studenti universitari contro il caro affitti. In 25 città i fuorisede continuano a chiedere, dopo la protesta dello scorso maggio, più posti letto e prezzi calmierati per gli affitti. Al centro della mobilitazione, anche la destinazione a privati di parte dei fondi del Pnrr per realizzare nuove residenze per chi studia lontano da casa. 

A qualche giorno dalla ripresa dell’anno accademico, sono ancora tanti, troppi, gli studenti fuorisede che a Bologna, a causa del caro affitti, non trovano un posto per dormire: gli alloggi sono pochi, spesso malmessi e molto costosi. Così, dalla zona universitaria alla stazione centrale sono ricomparse le tende simbolo della protesta degli studenti universitari contro il caro-affitti. L’obiettivo dichiarato è denunciare la questione abitativa e il fatto  che ogni giorno moltissimi studenti e giovani lavoratori precari sono costretti a fare da pendolari perché non trovano una casa in città. Le tende nelle scorse settimane hanno fatto tappa in piazza Scaravilli, dove è stata convocata una grande assemblea pubblica.

I fuorisede competono con centinaia di persone per ottenere una camera. Ognuno di loro fa di tutto per apparire il miglior potenziale inquilino, manco stessero partecipando a un casting. E non si sa, poi, in base a quale criterio siano scelti: la bellezza? La simpatia? La faccia pulita? La disperazione degli studenti si perde come una goccia nella mareggiata che sta travolgendo Bologna: un tempo mecca degli universitari, oggi incubo di chi sta per iniziare le lezioni e una stanza ancora non ce l’ha. La domanda di alloggi è superiore rispetto all’offerta, soffocata da una scelta in chiave turistica della città che incentiva l’utilizzo di Airbnb, otre ad essere troppo cara. Una ricerca condotta da Immobiliare.it ha stimato che il capoluogo emiliano è il secondo più esoso, dopo Milano, per costo medio di una stanza singola. Si sta assistendo da alcuni anni a un processo di espulsione degli studenti e dei lavoratori dalla cintura metropolitana felsinea. Tutto è partito da quando, su spinta di Ryanair, l’Aeroporto di Bologna ha decuplicato le rotte aeree. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: più turisti, più Airbnb, più taglieri & spritz, ma meno case per i fuorisede!

Il ministero dell’Università e della Ricerca in una nota fa sapere che, per risolvere l’emergenza abitativa, ha già stanziato 400 milioni di euro nella legge di bilancio e 330 dai fondi del Pnrr, a cui se ne aggiungeranno altri 660 ricollocati nel dl Pubblica amministrazione. Il totale dell’investimento è di quasi un miliardo e mezzo di euro, ma i posti alloggio pubblici offerti per il diritto allo studio non superano i 40 mila, a fronte dei 600 mila fuorisede: un terzo in meno rispetto a Francia e Germania.

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