I fratelli Sheku e Isata Kanneh-Mason in concerto al Teatro Manzoni di Bologna

di Giovanni Neri

Lunedì 16 maggio, il Teatro Auditorium Manzoni di Bologna, nell’ambito della rassegna Musica Insieme, ha accolto due brillanti artisti: Sheku e Isata Kanneh-Mason, rispettivamente al violoncello e al pianoforte.

Come sempre accade con i giovani interpreti un programma corposo che ha coperto larga parte del periodo compositivo del violoncello, strumento con una letteratura piuttosto ridotta (se confrontata con quello del suo fratello minore, il violino). Due giovani fratelli di origine inglese che, a differenza della posizione ormai classica del violoncello alle spalle del pianista, hanno scelto invece una posizione che era in voga fino ad alcuni decenni fa, ovvero con il violoncello nell’ansa del pianoforte, posizione che permette una più facile interazione visiva fra violoncellista e pianista.

Il concerto ha avuto due facce. La sonata di Beethoven (l’op 102-1 una delle ultime due sonate per violoncello del compositore di Bonn, quella meno praticata, espressione del cosiddetto “terzo periodo” beethoveniano e che si colloca musicalmente fra le due sonate per pianoforte op.101 e 106) non è stata certamente una grande esecuzione. Prima di tutto il suono del violoncello è apparso opaco e flebile, sovrastato da quello del piano, ma soprattutto è mancato lo stile, l’anima della composizione,  come se la poetica beethoveniana non fosse nella sensibilità degli esecutori.

Si è avuto invece un riscatto nella bellissima sonata di Šostakovič nella quale i due esecutori sembravano avere ritrovato l’armonia esecutiva necessaria a un duo e discorso analogo vale per Bridge e Britten. Tecnicamente il violoncello è apparso all’altezza delle difficoltà richieste dalle partiture mostrando un bel vibrato e una intonazione quasi sempre perfetta. Ma il plauso maggiore va alla sorella pianista, sempre perfetta nella sua esecuzione, dotata di tecnica impeccabile ma soprattutto dotata di sensibilità musicale di grande qualità (escludendo Beethoven) e che in molte parti ha sostenuto la qualità del duo. Un concerto piuttosto lungo rispetto agli standard ormai consueti e che ha ottenuto il plauso dell’uditorio. Un bis di natura incerta (quanto allo stile) e a me ignoto. Purtroppo anche in questo caso è mancato il dovuto galateo di annunciare il brano eseguito come bis.

Leggi anche il blog Kurvenal dell’autore Giovanni Neri

E-mail: giovanni.neri@unibo.it

Lascia un commento