Il celebre violoncellista Steven Isserlis all’Auditorium Manzoni di Bologna

di Giovanni Neri.

E’ tornato ad esibirsi, domenica 6 marzo, all’Auditorium Manzoni per la Stagione Sinfonica del Teatro Comunale di Bologna uno dei più celebri violoncellisti di oggi, il londinese Steven Isserlis, che ha suonato con orchestre come i Berliner e i Wiener Philharmoniker o la London Philharmonic, ma è anche noto come scrittore di libri sui grandi compositori e di favole musicali per bambini.

Steven Isserlis è da molti anni ai vertici del violoncellismo mondiale. Grande tecnica (anche se non manca qualche piccola pecca dovuta all’esuberanza delle sue esecuzioni), dominio assoluto dello strumento, grande sonorità e interpretazioni trascinanti. Certamente il concerto di Saint-Saëns sembra quasi costruito per mettere in risalto le sue doti. Isserlis non suona soltanto ma trascina con tutto il corpo l’orchestra e nel suo costante dialogo con il direttore sembra quasi volere sostituirsi nella direzione mentre la zazzera bianca (suo marchio di fabbrica da sempre – oggi ha 63 anni ma io lo ricordo ancora negli anni ’90 con la stessa capigliatura bianca a cespuglio) serve a sottolineare gli aspetti interpretativi del brano eseguito.

La letteratura violoncellistica è purtroppo rarefatta e il concerto di Saint-Saëns con tutti i suoi aspetti virtuosistici è nel repertorio di tutti i grandi esecutori. Certamente ci sono altri brani che vorremmo sentire (in un concerto solistico – ad esempio le sonate di Brahms o quelle di Beethoven) per non parlare delle suites bachiane. A riprova dei vasti interessi di Isserlis (fra i quali ricordiamo anche l’attenzione verso il pubblico dei piccoli) l’unico bis eseguito è stato un brano virtuosistico solo pizzicato. Ovviamente grande successo di pubblico. Successo di cui ha goduto anche il direttore belga Dendeviel anch’egli originalmente un violoncellista (da cui la perfetta intesa con Isserlis).

La direzione di Dendeviel è sempre “maschia” e manca qualche volte di quelle “nuances” che in ogni brano certamente sono presenti. Ottima l’interpretazione del brano di Ravel, dove l’orchestra ha reso perfettamente l’atmosfera favolistica  che sottende la partitura. Qualche perplessità per la direzione della sinfonia di Čajkovskij proprio per l’eccesso di sonorità in alcune parti. Ad esempio nell’attacco del primo tempo il “solo” dei fiati era un po’ troppo rumoroso nell’atmosfera un po’ rarefatta della partitura. Ma certamente un direttore ancora giovane con grandi possibilità che comunque dimostra già una notevole maturità. Un concerto quindi tutto godibile sottolineato dal gradimento del pubblico e da quello dell’intera orchestra.

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E-mail: giovanni.neri@unibo.it

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