Il centenario dalla nascita di Pier Paolo Pasolini: la Cineteca lo ricorda con una mostra

di Silvia Rizzetto.

Il 5 marzo di 100 anni fa, nasceva in via Borgonuovo a Bologna, Pier Paolo Pasolini. Scrittore, poeta, giornalista e cineasta, la sua vasta produzione artistica e letteraria è stata tra le più influenti del secondo Novecento. Da oggi la Cineteca lo ricorda con la mostra “Pier Paolo Pasolini. Folgorazioni figurative”, che vuole mettere in luce un interesse dell’intellettuale coltivato fin dalla gioventù: lo studio dell’arte pittorica, frutto degli insegnamenti di Roberto Longhi, suo docente all’Alma Mater.

Attraverso fotografie e audiovisivi, l’esposizione celebra quei film di Pasolini dove il legame con l’arte è indissolubile. In mostra troviamo capolavori dell’arte medievale e rinascimentale, vere ‘folgorazioni figurative’ per il regista, che con il suo cinema prendevano vita. «L’aspetto centrale della mostra è come Pasolini, nel pensare alla propria idea di cinema, abbia sempre tenuto presente la grande tradizione pittorica italiana, ma non solo, anche altre forme artistiche», spiega Roberto Chiesi, responsabile del Centro Studi Pier Paolo Pasolini. Le opere d’arte, qui riprodotte perché, come ribadisce Chiesi, «Pasolini amava opere che provenivano da tutti i musei del mondo», sono qui accostate a fotografie di scene dei film, creando così un dialogo tra le due arti. «Quelle di Pasolini non sono semplici citazioni – precisa Chiesi – lo possiamo vedere in La ricotta, dove un regista sta girando la Passione di Cristo in forma di tableau vivant. Con questa messinscena, Pasolini si è voluto liberare della tentazione di fare un film sul Vangelo con la stessa forma. Per lui l’assunzione della pittura non era soltanto citazionismo manieristico ridotto a estetismo». La mostra, che rientra nel programma della Cineteca, Comune e Università “PPP 100 anni di Pasolini a Bologna”, sarà visitabile al sottopasso di piazza Re Enzo fino al 16 ottobre.

Pasolini è scomparso il 2 novembre del 1975 ma continua ad affascinare le nuove generazioni. «È la sincera spregiudicatezza del pensiero che rende comprensibile Pasolini ai lettori di oggi: non agiva per calcolo opportunistico, non esitava ad andare contro gli esponenti del suo partito quando non la pensava come loro. Era fedele a se stesso e ha pagato le conseguenze delle sue idee», commenta Chiesi, che si sofferma sulle lezioni pasoliniane ancora valide ai nostri tempi: «Trovare un’armonia fra passato e presente, fra tradizione culturale e sviluppo tecnologico, senza che quest’ultimo non distrugga il primo», ma anche «misurarsi con il proprio irrazionale, usando la ragione come filtro, per frenare le intemperanze e gli eccessi, senza però temere lo scandalo, cioè ammettere che il proprio irrazionale contenga anche degli aspetti sgradevoli o imbarazzanti», infine «amare il proprio Paese e sdegnarsi per la corruzione e il degrado della classe politica, alla ricerca di un progresso autentico, quello degli ultimi, non dei pochi privilegiati».ù

 

 

 

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