Il restauro del Velo di Classe
Il nostro presidente Rocco Mazzeo, ha collaborato allo studio del Velo di Classe, manufatto tessile custodito al Museo Nazionale di Ravenna. I preziosi materiali della veste liturgica sono stati studiati dal punto di vista chimico utilizzando sofisticati strumenti analitici quali le tecniche di imaging iperspettrale e di microscopia infrarossa. Dopo il restauro, l’antico paramento cerimoniale, è stato esposto nel suo nuovo allestimento all’interno della Sala dei tessuti antichi del Museo Nazionale di Ravenna.
La casula o pianeta era il paramento principale indossato da un sacerdote, vescovo o arcivescovo nella celebrazione della messa, essa era solitamente fatta con i materiali più ricchi possibile.
Nell’anno 1589 l’illustre archeologo e storico ravennate Girolamo De Rossi, diede notizia del ritrovamento di una veste sacra. Si trattava di un abito liturgico ampio e con un’apertura tonda per la testa che avvolgeva il sacerdote durante la celebrazione della santa messa. Deriva dall’antico mantello da viaggio, chiamato in latino paenula o anche casula, e usato abitualmente dai presbiteri.
Questo paramento liturgico fu rinvenuto tra le reliquie dei santi nel monastero dei camaldolesi di Classe presso Ravenna. L’importanza del ritrovamento del manufatto stava soprattutto in questo, ovvero che quella pianeta nelle tenie o fasce che l’adornavano, presentava sotto e ai lati di ciascuna alcuni nomi e immagini ricamate a mano con filati dorati e altri tessuti preziosissimi. Si tratta, in particolare, di tre frammenti che raffigurano santi e vescovi veronesi.

Il precedente restauro, realizzato negli anni Novanta, ha garantito un buono stato di conservazione generale, ma l’allestimento precedente aveva prodotto un forte schiacciamento dei filati metallici del ricamo, con un appiattimento della lamina d’oro sulla quasi totalità della superficie.
«Abbiamo deciso, appena le risorse economiche ce lo hanno consentito – ha spiegato la direttrice Emanuela Fiori – di avviare un nuovo progetto conservativo ed espositivo. Il compito di verifica e riallestimento è stato affidato alle professioniste di R.T. Restauro Tessile, che hanno riproposto soluzioni tecnologiche di avanguardia, già sperimentate con successo per i tessuti provenienti dalla tomba di San Giuliano».
Essenziale, inoltre, è stato il contributo del laboratorio di microchimica e microscopia per i Beni Culturali dell’Alma Mater Studiorum, diretto dal prof. Rocco Mazzeo. Il docente che è anche presiedente del Cubo, ha utilizzato una camera iperspettrale, la quale in maniera non invasiva, ha permesso di documentare l’omogeneità composizionale dei diversi coloranti utilizzati e ha permesso di indirizzare al meglio la successiva fase di micro prelievo di campioni di tessuto colorato.
Ha consentito, infine, di caratterizzare, con l’uso di tecniche spettroscopiche avanzate, l’uso della cocciniglia come colorante rosso e della seta come filato. E’ stato anche possibile dare una risposta al buono stato di conservazione dei fili dorati che infatti sono risultati essere costituiti da foglie d’oro praticamente puro, privo di altri elementi chimici, quali il rame. Elemento che avrebbe avuto di certo un effetto negativo sul loro stato di conservazione. L’uso dell’oro puro ha donato alle aree dorate una particolare lucentezza che sottolinea ulteriormente la preziosità e l’unicità del manufatto.
Ora è possibile ammirare il Velo di Classe nel suo nuovo allestimento all’interno della Sala dei tessuti antichi del Museo Nazionale di Ravenna.