Il writing illumina il Navile in anticipo sulla Cineteca
Certi posti acquistano una certa fisionomia solo se li raggiungi in bicicletta o a piedi. È il caso della zona dell’Arcoveggio. Imboccando la via omonima, fornita di camminamento e qualche discreta pista ciclabile, superato il centro sportivo e lasciandosi alle spalle Villa Erbosa, la periferia di Bologna pian piano assume una particolare composizione.
Ci sono pezzi di verde boschivo che passano sotto e tutto intorno ai piloni autostradali, oppure che costeggiano il canale Navile e lo rendono un po’ selvaggio come la memoria dei bolognesi, ormai poco fluviale, non è più abituata a pensarlo.
Intorno a questo mix di geografie naturali e artificiali si è sviluppata un’edilizia popolare molto grigia e, nel 1990, anche un imponente parcheggio, mai usato, che sarebbe dovuto servire ai flussi di tifosi che arrivavano in città per i Mondiali di calcio. In via Giuriolo, sul fianco di due palazzine e vicinissimo al parcheggio che diventerà presto una sede della Cineteca, l’associazione culturale Blq ha chiamato due dei suoi artisti a dipingere due muri.

L’inaugurazione delle opere finite è avvenuta in un sabato strano (22 ottobre 2022, ndr), con una manifestazione che ha visto circa trentamila persone passare sopra quei cavalcavia, sul passante di mezzo il cui allargamento, per i manifestanti, porterà più cemento e inquinamento. In contemporanea il traffico si bloccava, si formavano lunghe code proprio verso via Giuriolo e io le superavo agevolmente in bici, mentre pensavo che sarebbe stato bello se tutti gli automobilisti, stanchi di restare imbottigliati, si fossero affacciati a vedere i due murales.
In questo sabato anomalo Dado e Pazo, writer storici di Bologna e anime di Blq, si sono trovati insieme all’assessore ai Lavori Pubblici Simone Borsari, alla delegata metropolitana alla Cultura Elena Di Gioia e al presidente dell’Acer Marco Bertuzzi. “C’è stata una gran bella risposta degli abitanti del quartiere”, mi ha detto Pazo. E io ho pensato che le cose sono davvero un po’ cambiate se ora è la politica per prima ad appoggiare e sostenere, anzi, a considerare ‘decoro’ ciò che una trentina di anni fa era detto indistintamente ‘indecoroso’. Cioè letteralmente: sconveniente, non adeguato. A guardarli da vicino, del resto, i due lavori murali tutto sembrano fuorché indecorosi. L’opera di Made, artista padovano ma spesso coinvolto nelle crew bolognesi, ha il solito aspetto fluido e cartoonistico che la contraddistingue; nei suoi vaghi tratti umani, come ad esempio una specie di bulbo oculare, pare quasi un’edizione psichedelica e in grande formato di una scena di Chi ha incastrato Roger Rabbit. Se la si osserva attentamente, la scena diventa un incastro fortemente tridimensionale di tubi e alambicchi, che perdono però la loro solita durezza e anzi quasi fioriscono, ‘buttando’ germogli. Un po’ come accade a questa zona della città, con il verde e l’acqueo che compaiono intorno ai viadotti.

Alla base di questo scorrere di bulbi e tubi multicolori di Made c’è la disciplina che tiene insieme tutti gli artisti di Blq, pur con esiti stilistici molto diversi: la particolare calligrafia del writing, tutta nodi, intrecci e serpentine. Che la partenza per queste figurazioni metamorfiche, tracciate rigorosamente a bomboletta, siano le lettere me l’ha ricordato anche Draw, l’autore dell’altro muro, col quale sono rimasto un’ora buona a parlare di molte cose. Draw, al secolo Riccardo, è figlio d’arte (il padre è Roberto ‘Magnus’ Raviola, storico autore di Alan Ford) e fa il tatuatore. Durante l’inaugurazione i nostri discorsi sono andati dalla musica classica alle colonne sonore (e a Wagner come loro padre ispiratore) fino al film Matrix. Quel che ho percepito subito nella vorace curiosità di Riccardo è la passione per la contaminazione. I fumetti, per esempio, oltre che per discendenza paterna gli sono congeniali per la presenza storica dei ‘puppet’ nelle opere di writing, ossia di quei pupazzetti, inventati o meno, che vengono dall’immaginario di cartoni animati e fumetti e che animano l’intrico delle lettere al modo dei mostriciattoli medievali nei capitelli e nelle miniature. In un successivo scambio di mail, Draw mi ha raccontato che ultimamente lo appassiona trovare modi di interazione ancora più stretti tra il writing e il fumetto, da sempre legati. Il suo muro di via Giuriolo è una ‘dichiarazione d’amore’, come mi ha detto lui stesso. Ma penso che sia anche qualcosa in più: è una sorta di libretto di istruzioni per accostarsi al writing, senza paura di entrare in una zona di immagini il cui senso, spesso, è gratuitamente visivo, ma proprio per questo ancora in grado di opporsi al nostro panorama sempre crescente di immagini pubblicitarie o di autopromozione.

Foto copertina; Made, murale per Prologis Parklife, Lodi, 2021, © Made