Iniziative Unesco 50
L’Alma Mater Studiorum celebra i 50 anni della Convenzione Unesco per la protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale con un cartellone di iniziative promosso in collaborazione con le principali istituzioni del territorio in tutte le sedi del multicampus Bologna, Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini. Ne parliamo con le professoresse Giuliana Benvenuti, Delegata al Patrimonio Culturale e Maria Letizia Guerra, Delegata all’Impegno Pubblico.
Che significato ha oggi celebrare questa ricorrenza per la nostra università?
L’ateneo possiede un vasto patrimonio culturale e ha sempre curato la sua conservazione, valorizzazione e diffusione, rendendolo ad esempio accessibile non solo alla comunità universitaria, ma anche alla cittadinanza attraverso visite guidate e attività divulgative. L’Unesco è portatore di alcuni valori cardine che ritroviamo anche nella nostra istituzione, da qui l’importanza di celebrare la ricorrenza. La Convenzione del 1972 racchiude il concetto di patrimonio comune dell’umanità, riconoscendo al patrimonio culturale e naturale un carattere universale e un ruolo centrale nella formazione delle cittadine e dei cittadini del mondo. Richiama un valore di pace tra i popoli, di rispetto reciproco delle diverse tradizioni culturali e di dialogo. Valori importanti, veicolati a livello mondiale, in cui ci riconosciamo come Ateneo.
Quali iniziative ha previsto l’Università di Bologna per l’importante ricorrenza?
In collaborazione con le principali istituzioni del territorio è stato promosso un ricco cartellone di convegni scientifici che da ottobre a dicembre animerà le sedi nell’ambito dell’iniziativa ‘Patrimonio dell’Umanità. 50 anni dalla Convenzione Unesco: riflessioni nei Campus dell’Alma Mater Studiorum’. Un’occasione di confronto per mettere a disposizione le conoscenze maturate nei molteplici ambiti della cultura del patrimonio e che Unesco permette di valorizzare anche in relazione a peculiari vocazioni territoriali. A Cesena si parlerà di patrimonio naturale e paesaggio, a Forlì di partecipazione della società civile alla tutela e valorizzazione del patrimonio e della diversità culturale, a Ravenna di restauro, conservazione, valorizzazione e digitalizzazione, a Rimini di patrimonio dell’umanità, turismo e sostenibilità. A Bologna le riflessioni verteranno infine sull’analisi giuridica della Convenzione del 1972, sul management e sul software heritage, tema di frontiera.
Quali sono i primi esiti delle iniziative svolte?
Siamo molto soddisfatte innanzitutto perché c’è stata una forte risposta da parte della comunità interna e più di centocinquanta ricercatrici e ricercatori coinvolti. L’inaugurazione a Ravenna è stata molto partecipata come anche il secondo convegno che si è svolto a Forlì. Lo stesso è accaduto nei campus di Cesena e Rimini, dove i primi appuntamenti di divulgazione hanno avuto un pubblico ampio, che siamo sicure non mancherà anche ai prossimi appuntamenti. L’offerta per le scuole nell’ambito dei Pcto – Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento ha registrato un tutto esaurito, segnale positivo che testimonia il valore scientifico della proposta anche per gli istituti scolastici e la volontà di avvicinare le nuove generazioni ai temi del patrimonio. Lo sforzo organizzativo della componente accademica e tecnico-amministrativa è stato grande. Sul versante esterno, in tutte le sedi, rilevante la rete delle collaborazioni sviluppata con soprintendenze, enti regionali e locali preposti alla tutela e alla conservazione del patrimonio, inclusi gli enti di sostegno presenti sui territori, a testimonianza di una sensibilità e di una responsabilità comune e condivisa su questi temi.
I concetti di protezione e valorizzazione del patrimonio culturale sono molto cambiati dagli anni ’70 ad oggi. Quali sfide avremo di fronte in futuro?
Negli ultimi decenni sono aumentati i rischi antropici, il patrimonio culturale e naturale risente molto degli effetti legati all’ambiente in mutamento. Penso che la valutazione di tali rischi sarà un tema centrale. Sul tema della conservazione legata ai rischi ambientali, vi sono peraltro già importanti programmi di finanziamento europei e nazionali, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza-Pnrr vi è una linea specifica sul fronte della conservazione digitale. Virtualizzazione e digitalizzazione dei patrimoni sono peraltro sfide molto attuali e rispondono a molteplici esigenze di conservazione e messa in sicurezza del patrimonio da un lato e di sua fruizione dall’altro. Si pensi ad esempio a quanti monumenti e opere di diversa natura sono state distrutte in conflitti generati dall’uomo, quanti sono a rischio. E ancora a beni preziosi o monumenti collocati in luoghi di difficile accesso o soggetti a deperimento per via di flussi turistici intensi, da qui l’importanza di replicarli virtualmente per farli fruire senza danneggiarli, azione che peraltro risponde anche alla sfida dell’accesso aperto alla conoscenza. La digitalizzazione può avere anche scopi didattici, turistici ecc.
Come di inserisce l’evento Unesco nella strategia di mandato sulla valorizzazione del patrimonio culturale? Quali ulteriori azioni in futuro?
Per un’università antica come la nostra è importante mettere a disposizione le competenze maturate nell’ambito dello studio e della ricerca sul patrimonio, fornire soluzioni, linee guida e di indirizzo a tutta la comunità. Sulla valorizzazione del patrimonio acquisito nel corso dei secoli, vogliamo crescere, il mandato va in questa direzione. Alcuni progetti stanno arrivando a conclusione, come quello di Ulisse Aldrovandi promosso dal professore Roberto Balzani che ha valorizzato risorse di diverse collezioni museali collegate al grande studioso in un sistema integrato di conoscenza. Altri progetti avranno l’obiettivo di potenziare la conoscenza informativa del nostro patrimonio aumentando l’accesso a luoghi che ospitano patrimoni prestigiosi e incrementando la digitalizzazione affinché anche all’estero possano essere studiate risorse preziose da noi conservate. Tenere insieme queste componenti non è facile, la sfida è significativa.
Tornando alle celebrazioni Unesco, nella primavera del 2023 una conferenza internazionale chiuderà i lavori. Ci può dare qualche anticipazione?
La progettazione è in corso, vorremmo coinvolgere figure di rilievo a livello nazionale e internazionale per discutere insieme gli esiti delle iniziative promosse in questi mesi. L’intento è anche la produzione di un dossier che porti all’attenzione della più ampia comunità Unesco i principali punti di attenzione e fronti di interesse emersi.