L’ antropologo pop-urbano Danilo Masotti racconta storie di umarells, zdaure e patatini
“Caro Masotti, lei è uno spasso, penso sia stato il primo a vedere gli umarells come risorsa. Complimenti per aver scelto di raccontare il mondo da un punto di osservazione così originale. Massimo Gramellini”. Questo è il biglietto inviato dal noto giornalista e conduttore Rai, conservato gelosamente ed esposto in bella vista tra i cimeli della libreria dello scrittore e blogger bolognese. Danilo ‘Maso’ Masotti è lo scopritore, anzi l’inventore della parola ‘umarells’, inserita nel 2021 nel dizionario Zingarelli: “Pensionato che si aggira, per lo più con le mani dietro la schiena, presso i cantieri di lavoro, controllando, facendo domande, dando suggerimenti o criticando le attività che vi si svolgono”. A questa nuova parola, pensate, è stata intitolata nel 2018, addirittura una piazzetta/giardino, inaugurata dall’attuale primo cittadino bolognese, Matteo Lepore, allora assessore alla Cultura della Giunta guidata dall’ex sindaco, Virginio Merola.
Masotti si rivela, anzi è un personaggio divertentissimo, dotato di un acuto e autentico cinismo. Le sue riflessioni, all’apparenza superficiali, nascondono invece degli spunti molto profondi che fanno riflettere, in particolare su alcuni problemi della moderna società globalizzata. Come, ad esempio, il tema del rifiuto della vecchiaia e gli stratagemmi per allontanarla il più possibile. Oppure l’attuale precarietà del lavoro giovanile che porterà, in un futuro ormai prossimo, a non avere delle pensioni o, per i più fortunati, certamente meno sostanziose degli attuali umarells. Un welfare che verrà valutato dagli storici come privilegi di uomini e donne di altri tempi e, ormai in via di estinzione.
Lui si definisce un ‘antropologo urbano’ e spera, in un non lontanissimo futuro, che questa competenza gli venga riconosciuta con l’assegnazione di una laurea honoris causa. Ride, lo scrittore Danilo ‘Maso’ Masotti, quando racconta dei personaggi che abitano e popolano la dotta e grassa urbe felsinea. ‘Umarells per sempre/forever’ è l’ultima fatica del blogger bolognese, libro edito dalla casa editrice Pendragon. E’ un libro fotografico nel quale Masotti ha immortalato decine di arzilli vecchietti mentre si aggirano per i cantieri della città. Curiosi personaggi dall’età variabile, ma certamente stimabile ad occhio nudo e valutabile intorno ai 65 anni. Anche se, come dice lo scopritore di questa specie urbana in via di estinzione, “umarells si nasce e non si diventa”.
L’antropologo pop-urbano, come amo definirlo io, non è mai pago e persiste indomito nella sua disperata ricerca di catalogazione di generi umani non ancora schedati. Forme aliene che vivono accanto a noi, ma che la nostra cieca indifferenza non ci permette di vederle, di accorgerci della loro esistenza. Così, nella mente di Masotti, il sottobosco metropolitano emiliano, si popola di magiche zdaure dai mattarelli che producono le temutissime sfoglie per i tortellini, tirate all’alba sopra un gelido tavolo di marmo o di legno. Creature ancestrali che incantano parenti serpenti, figli e nipoti. Procurandosi, in ultimo, l’antipatia di noti chef stellati.
Questo è solo un assaggio dell’intervista a Danilo Masotti. E se avrete la pazienza di continuare a leggere questo racconto, vi assicuro che scoprirete una dimensione parallela abitata da nuovi e inediti esseri chiamati, anzi catalogati come ‘patatini’, ma anche tanti altri personaggi che abitano nella masottiana pista ciclabile edificata sotto i portici di via Saragozza…
Masotti, vuole augurare buon anno ai nostri e suoi lettori con una reclame dei suoi prodotti editoriali?
Buon anno zdaura, ho un consiglio per gli acquisti per te. Prima cosa questo libro che parla del tuo compagno di sempre, dell’umarell. Quindi regalagli questo. Per il nipotino. La befana la festeggiate ancora? Ecco il gioco da tavolo ‘La giornata dell’umarell’. E poi per tutto l’anno, per scrivere tutti i vostri appuntamenti, il calendario degli umarells.
Ma chi sono gli umarells e da quanto tempo esistono?
Secondo me gli umarells c’erano già anche tipo nell’antico Egitto. Immagino delle piramidi e gli Umarells che guardano gli schiavi che stanno costruendo le piramidi. Gli umarells, in realtà, sono sempre esistiti. Negli anni Ottanta era pieno di umarells che ci controllavano, a me e ai miei amici e ci sgridavano. Fino al 2005, quando ho avuto la fortuna di incontrare un umarell che era in un parcheggio al cinema di Rastignano. Mi ha visto che stavo facendo delle fotografie e mi ha chiesto: “Scusi lei, cosa sta facendo?”. Gli risposi prontamente: “Sto facendo delle fotografie per il giornalino della parrocchia”. Così da tranquillizzarlo. Però l’umarell non era molto convinto e, quando mi allontanai da questo parcheggio, gettai un giornale freepress nel rusco (cestino dell’immondizia, ndr). Andai via e guardando dallo specchietto retrovisore dell’auto, vidi che l’umarell rovistava nel cestino per controllare cosa avessi buttato dentro. L’avevo sicuramente insospettito! Di questo episodio ne parlai nel mio blog ‘Lo spettro della bolognesità’ e quando scrissi questo post, si aprii l’inconscio collettivo. Tutti dicevano di conoscerne qualcuno… E allora anziché lasciar cadere questa cosa mi sono appassionato di umarells. Ho iniziato a fare delle fotografie di umarells, qui nel quartiere di San Donato, che è un posto pieno di umarells. La ‘s’ l’ho aggiunta perché gli umarells fin dal mio primo avvistamento del 2005, avevo subito intuito che sarebbero diventati un fenomeno mondiale. E quindi avevano bisogno di una parola ‘internecional’, e di una ‘s’. ‘Umarells per sempre/forever’ è il primo libro degli umarells che ha un respiro nazionale e addirittura internazionale. Vengono riportati articoli comparsi nel Times, dove sono stati citati gli umarells. Nel precedente libro ‘Oltre il cantiere’, analizzo la fissa degli umarells di controllare il territorio attraverso dei cartelli e quindi c’è tutto uno studio sui materiali utilizzati e la tipologia di cartelli e del loro legiferare nei condomini e all’interno di piccole aree, controllabili. L’umarell rappresenta l’ordine pubblico: l’umarell controlla, l’umarell segnala, l’umarell mette dei cartelli tipo: “Qui non dovete appoggiare le biciclette”. Insomma nei condomini dove c’è un umarell, le cose funzionano!
Dunque è l’ultimo libro nel quale parlerà di umarells?
Si, Umarells per sempre/forever, è il libro definitivo. E’ lo studio completo dal mio primo avvistamento nel 2005 ad oggi. L’ultima cosa eclatante successa è che la parola umarell è finita nel dizionario della lingua italiana. Leggo: “Bolognese, omarello, ometto, plurale pseudo inglese umarells, pensionato che si aggira, per lo più con le mani dietro la schiena, presso i cantieri di lavoro, controllando, facendo domande, dando suggerimenti o criticando le attività che vi si svolgono”. La parola è finita sul dizionario perché le persone che inseriscono le parole nei dizionari, hanno scoperto che era un termine usato non solo da me o dai miei amici o a Bologna, ma compariva in più di ottanta libri. Nei giornali e quotidiani online italiani la parola umarell cominciava a circolare: Enrico Mentana e Marco Travaglio l’hanno utilizzata tranquillamente. Gramellini ne ha fatto addirittura, nel suo programma, nelle parole, uno speciale sugli umarells.
Come saranno gli umarells del futuro?
Gli umarells che ho descritto nei miei libri si stanno esaurendo. In futuro gli umarells saremo noi. Come saremo? Ipotizziamo che l’umarell sia una persona dai 65 anni in poi. Ciò significa che io sarò, anagraficamente umarell, tra 10-12 anni circa. E come sarò? Questi umarells di oggi, diciamo che hanno visto un bel mondo: ovvero sono nati, hanno vissuto, hanno lavorato; chi in proprio chi da dipendente, però tutti quanti sono stati tranquilli. Ovviamente parlo in linea generale. Avevano per lo più un posto fisso e magari alla mia età, 53 anni, erano già in pensione e avevano davanti almeno una trentina d’anni di vita per fare l’umarell. Noi, invece, avremo degli importi pensionistici più bassi rispetto ad oggi e al passato. Come ho celebrato, sopratutto nel primo libro, ti leggo l’introduzione, affermavo: “Hanno sempre qualche soldo da parte, ci aiutano a comprare casa, quando tirano le ‘quoia’ con la ‘Q’, ci lasciano in eredità denaro o immobili. Educano i nipotini, mentre entrambi andiamo a lavorare in cerca di probabili realizzazioni, mantenendo sia i nipotini, sia noi che andiamo a lavorare”. Ecco questo scenario, secondo me, non ci sarà più. Le nostre generazioni non vivranno più l’umarellismo come lo conosciamo adesso, ma non gliene fregherà niente del cantiere o di frequentare un bar.
Lei si definisce un antropologo urbano…
Sono un antropologo urbano. Mi piacerebbe che per tutto questo lavoro, quando raggiungerò una certa età, mi venga riconosciuta una laurea honoris causa per tutto lo studio fatto sugli umarells. Perché, apparentemente sembra un gioco, divertente; fotografie, didascalie, ma dicono tantissimo sugli umarells, intesi come ‘anziani urbani’.
Se dovesse tenere un corso di antropologia urbana all’Università, come introdurrebbe la sua prima lezione?
Come premessa all’antropologia urbana, consiglierei agli studenti di cominciare ad osservare quello che hanno davanti ai loro occhi e che magari danno per scontato o a cui non fanno caso. Dovendo fare degli esempi di personaggi famosi; Berlusconi, non è un umarell. Mattarella non è un umarell. Lo è, invece, Guccini e Pupi Avati. Vasco Rossi ha delle tipiche caratteristiche da umarell.
Esiste l’umarell di genere femminile?
Una femmina che fa le stesse cose dell’umarell non esiste. Esiste, però, la compagna dell’umarell che è la zdaura. Una figura che ho identificato come quella persona che telecomanda l’umarell; lo manda fuori di casa, lo espelle perché lei è la regina del focolare. E le zdaure sono delle grandissime fan dei miei libri e lo regalano al loro marito dicendogli: “Vedi questo libro qua? Qua dentro ci sei te, lo devi leggere”. Le zdaure, oltre ad essere le regine della casa, sono delle cuoche super, qui a Bologna se qualcuno ha la fortuna di avere una mamma o una nonna zdaura, non andrà mai a mangiare nei ristoranti tipici bolognesi, perché il confronto tra quello che fa la propria mamma, nonna o zia, rispetto a quello che ti propongono i ristoratori, non raggiungerà mai i livelli sublimi, in termini assoluti, delle zdaure. A differenza dell’umarell, in ultimo, l’aspettativa di vita della zdaura è molto più lunga. Sono un po’ come le pile di una nota marca, durano di più!
Il politico nostrano che rapporto ha con l’umarell?
Un politico è uno che gestisce la città e quindi deve avere degli atteggiamenti da umarell. Per esempio, c’è l’allerta neve? Il politico deve avere delle attenzioni da umarell e dire: “Mi raccomando alla sera tirate su il tergicristallo, staccatelo dal vetro dell’auto”. Ecco questo sarebbe molto apprezzato dagli umarells.
Come vede l’eventuale istituzione di un assessorato agli umarells?
Interessarsi delle problematiche della terza età, secondo me sarebbe auspicabile. Io, nel mio libro parlo in maniera giocosa di umarells in salute, ma la terza età non è, in realtà, così bella e divertente. Bene, dunque, l’istituzione di un assessorato, magari usando questo termine, ma per parlare di cose molto serie.
Lei ha individuato un nuovo genere di animale sociale che abita e vive nell’urbe felsineo: può darci una definizione del ‘patatino’?
I patatini vengono identificati, quasi semplificando, come radical chic. In realtà è riduttiva. Come per gli umarells, patatini si nasce e non si diventa. Il patatino nella sua testina immagina un mondo tutto bello dove funziona tutto. Sogna un welfare modello svedese, che io credo sarebbe una iattura per tutti perché ci faremo due m….i così, in un mondo dove funziona tutto. Il patatino va’ a lavorare in bicicletta contento. E’ felice e assume dei comportamenti etici in cui traspare una visione ottimistica della vita… in realtà il patatino, dentro, è una persona cattivissima! Ho però delle aree di patatinismo anche io. Le cose che fanno i patatini piacciono. Io vado in bicicletta da sempre, però non ho mai rotto i m….i a nessuno dicendo: “andate in bici”. Mi da fastidio, quindi, quando il patatino diventa ‘talebano’ e ti vuole proporre/imporre un atteggiamento o un comportamento etico. Insomma quando il patatinismo diventa una guerra di religione, un po’ mi irrigidisco.
Ci può fare un esempio pratico di patatinismo?
Ad esempio sulla ciclabile di via Saragozza: capisco il patatino che è contento di questa pista, ma comprendo anche l’automobilista che gli da fastidio che ci sia questa corsia riservata ai ciclisti in via Saragozza. Se fossi il sindaco o l’assessore, come ipotizza lei in degli scenari improbabili, per scontentare tutti farei la ciclabile sotto ai portici di via Saragozza.
Quali altri gadget sono ispirati alla figura dell’umarell?
Un gioco di Dominioni editore che si chiama ‘La giornata dell’Umarell, il gioco del vero pensionato” che potrebbe essere il regalo di Natale, insieme al mio libro ovviamente. Come funziona? Lo scopo del gioco è il cantiere, ma prima di raggiungerlo devi fare tutta una serie di cose; come andare dal dottore, in farmacia, a fare la spesa e tutte le commissioni da umarell. Una volta che le hai fatte tutte potrai raggiungere il super megacantiere. Il logo della scatola del gioco riprende una foto di un umarell presa dal mio libro.