La connessione della creatività artistica e scientifica
di Francesca Montuschi
La connessione dei saperi è la nuova bussola che può essere utilizzata per la ricerca della creatività
Come sottolinea A. Tesa: bisognerebbe restituire maggiormente alla parola creatività la sua dimensione progettuale ed etica: creatività è la nuova ed efficace soluzione di un problema… è la scoperta “che apre” prospettive “nuove” e “fertili”. La creatività è un orizzonte di prospettive utili. È l’intuizione di un imprenditore che intercetta un bisogno o un’opportunità, o l’illuminazione dell’artista che racconta aspetti sconosciuti del mondo e di noi. In sostanza creatività è il buono che produce qualcosa di buono per la comunità, che stimola a fare bene il bene.
Vale a dire, la creatività non è solo talento o illuminazione ma implica anche la capacità di mettere in pratica le idee che siano dotate di utilità, personale, ma soprattutto collettiva. E allora risulta importante dare visibilità agli esempi virtuosi, risulta importante la osservazione di modelli, metodi, processi creativi, perché sì: si può contagiare alla creatività e soprattutto accrescerla, renderla migliore, procedendo e muovendosi per contaminazioni.
Il programma STARTS (Science, Technology and ARTS), recentemente lanciato dalla DG Connect della Commissione Europea, sembra andare in questa direzione: valorizzare il potenziale del dialogo tra la creatività artistica e scientifica promuovendo l’inserimento degli artisti all’interno di gruppi di lavoro di scienziati ed esperti di tecnologia. In questo modo da un lato l’arte può trovare nuove possibilità di azione e di sviluppo professionale, ma soprattutto i gruppi possono sviluppare nuove forme di pensiero laterale, che partano dalla formulazione di domande e da stili di pensiero che in contesti culturalmente più omogenei non sarebbero probabilmente mai stati proposti.
Il programma STARTS così, oltre a supportare concretamente lo sviluppo dei prodotti e dei processi innovativi attraverso la collaborazione tra arti e tecnologia, rappresenta un traguardo importante per l’Unione Europea che riconosce il valore e la potenzialità della creatività artistica e non solo scientifica per affrontare le sfide sociali, economiche ed ecologiche che si prospettano davanti a noi.
Secondo gli esperti, infatti, è possibile sviluppare potenzialità creative andando oltre i luoghi comuni, combinando in modo inedito concetti conosciuti, rompendo le barriere associative, guardando i problemi in modo nuovo, entrando in campi e saperi inesplorati, agendo anche certamente con determinazione, ponendosi domande nuove e risposte diverse.
Per accrescere queste capacità fa premio un ambiente che non sia solo multidisciplinare, ed interdisciplinare, ma soprattutto metadisciplinare.
La creatività, infatti, è certamente multidisciplinare, in quanto riguarda e coinvolge più discipline, ma è anche interdisciplinare, ovvero dialogo tra saperi, connessioni tra le competenze, tra teorie e pratiche. La creatività deve essere soprattutto metadisciplinare, ovvero il risultato di combinazione interpretativa, costruttiva, invettiva, ineludibili per poter cogliere le caratteristiche delle conoscenze, per associarle, e/o elaborarne delle nuove.
Per essere creativi cioè occorre esporsi ad una vasta gamma di culture, cercare di apprendere in modo differente, potenziare l’autoapprendimento, essere pronti a ribaltare le associazioni di base aprendosi a prospettive multiple.
In questo senso la crescente mobilità delle persone, il dialogo, gruppi di lavoro e progetti sempre più frequentemente ricercati nelle Accademie e nelle Università tra diversi settori della vita associata (arte, tecnologia, politica…), sembrano giocare a favore dell’innovazione a livello sia individuale, e soprattutto, il più importante, collettivo.
Il “pensiero della differenza” esige la necessità di dare rilevanza alla cosiddetta unità plurale dei molteplici soggetti, i quali vengono a svolgere un compito creativo, agendo come parti che collaborano per la creazione di un tutto. Diventa importante costruire reti e occasioni di incontro, unire teorie e pratiche, metterle a confronto, paragonare sul campo processi, metodi, associazioni attorno a singoli sfide/temi.
Quali sono gli aspetti di somiglianza tra la creatività artistica e quella tecnologica?
Che cosa c’è in comune tra l’incredibile slancio di Max Planck, che ha introdotto il quanto nella meccanica ondulatoria, e quello di Pablo Picasso, che ha sgretolato la prospettiva nella pittura del Novecento? Per cominciare, entrambi, artista e scienziato, gettano un ponte consentendo alle regole pregresse di fare un “salto”.
Il fisico tedesco, Max Planck, escogita un piccolo atto creativo per spiegare gli eventi sperimentali che osserva. Immagina qualcosa che non può vedere. D’altra parte, egli stesso sosteneva che “lo scienziato deve avere una vivida immaginazione per le idee nuove, prodotte non dalla deduzione, ma da un’immaginazione artisticamente creativa”.
Alle volte, infatti, non è il potere della logica a condurre, nella fase ideativa della creatività, alla scoperta delle leggi scientifiche, ma il potere dell’intuizione, e di una comprensione quasi empatica dell’esperienza. Il territorio dell’immaginazione creativa non distingue così Planck da Picasso, tipizzati diversamente invece dalla nostra epoca e dal nostro senso comune.
Secondo illustri autori, il criterio intuitivo per riconoscere l’utilità di una combinazione creativa, che sia artistica o scientifica, è la bellezza, intesa non solamente in senso estetico, ma legata all’eleganza così come la intendono i matematici: armonia, economia, rispondenza allo scopo.
Cercare, leggere, riconoscere la bellezza significa trovare l’armonia che è, in fondo, ciò che serve all’uomo per ordinare il mondo, un ordine utile di cui si avverte, in fondo, un assoluto bisogno. Sarebbe dunque la ricerca di questa “grazia” a incoraggiare percorsi creativi, “così come l’artista sceglie, fra i lineamenti del suo modello, quelli che completano il ritratto e danno vita e carattere”.
Il “pensiero visivo”, interviene Sergio Agnoli, psicologo esperto del pensiero creativo, collaboratore del professore Giovanni Emanuele Corazza all’Istituto Guglielmo Marconi, inoltre, non si limita ad assistere il lavoro degli artisti, ma avrebbe sorretto anche diversi esperimenti. La mente, con una figura, si sbarazza dei connettivi logici di cui si serve nell’abitudine sperimentale che, in alcuni casi, sono veri e propri ostacoli. Con questo non solo rompe la rigidità legata alla formulazione linguistica ma, lasciando pascolare le idee nelle “foreste di simboli”, raccoglie quei collegamenti straordinari, invisibili all’operazione convenzionale, spesso necessari per lanciare una corda tra un paradigma e l’altro. È come se, nella scienza e nell’arte, fosse richiesto di scivolare in una sorta di sogno che indebolisca il pensiero finalistico e, attraverso l’astrazione dell’immagine, suggerisca il passaggio “dell’attimo fuggente”. Forse non è un caso che Cartesio e Kekulè, si dice, avessero avuto alcune delle loro idee più importanti proprio mentre erano a letto.
Allo stesso modo la realizzazione di un dipinto è una specie di “esperimento scientifico”: il risultato di uno sviluppo complesso nel tempo, di un’evoluzione o piuttosto di un intreccio di evoluzioni, del pittore che dialoga con la sua tela. La creatività continuerebbe così ad adattarsi, ad aggiustarsi, a sfidare tempo e spazio, a procedere per prove, per tentativi. È più complessa di quanto appaia, non si esaurisce in una scheggia di illuminazione. Come per lo scienziato, la spinta evolutiva dell’artista è il confronto con il limite.
Il pensiero creativo, infatti, non ha la presunzione di costituirsi come fatto sancito, aggiunge Sergio Agnoli, ha il temperamento del compromesso, scende nelle mani, che si abbassano fino a toccare la terra, e qui incontra un’altra crescita, dove si evolve sotto la pressione della realtà. “Ogni creazione è evoluzione”, ogni creazione è corteggiata da possibilità e realtà. Il pittore, come lo scienziato, sviluppano dinamicamente il proprio pensiero creativo secondo un processo di “schema e correzione”.
E così il ritocco, la correzione, la pausa, sono citazioni di una creatività disciplinata, paziente, umile, che fonda l’incontro tra arte e scienza.
Tuttavia, esistono differenze significative tra un settore e l’altro: nel settore scientifico la creatività non ammette repliche, ma solo conferme. La creatività artistica invece ispirerebbe e promuoverebbe repliche. Si tratta di un concetto che si rifà alla idea dell’arte come mimesis: se vediamo qualcosa di bello vogliamo riprodurlo … disegnarlo.
Quando uno scienziato formula teorie e un altro scienziato scopre un difetto, non fa violenza al lavoro altrui. Al contrario, riconosce con gratitudine che la nuova scoperta non sarebbe stata introdotta senza il lavoro precedente, per quanto incompleto che fosse. L’opera dello scienziato in sostanza è considerata più indipendente rispetto all’opera dell’artista.
Con riguardo all’atteggiamento nei confronti dei problemi con cui si cimenta, è ormai verificato che lo scienziato, una volta raggiunte le soluzioni appropriate, senta concluso il proprio compito. L’artista invece tende a rimanere nella tensione, orientato alla continua e nuova apertura di problemi. Anche se a dire il vero possono essere annoverati diversi esempi che confutano la tesi appena esposta.
Per quanto concerne il modo di porsi davanti al pubblico, si riconosce ad entrambi un ruolo di promotori e potenti attivatori della conoscenza, ma si attribuisce maggiormente all’artista il compito di fare capire il messaggio non solo in modo intellettuale, ma anche emozionale. In altre parole di farlo sentire. Allo scienziato il compito di fare cogliere una relazione, una legge, una regola mettendo l’interlocutore in grado di poterla applicare e/o comprenderla.
Nel ritagliarci così una area di riflessione più allargata, appare evidente che con l’unione e l’incontro scienziati e artisti possano certamente convergere verso scenari più aperti; la loro creatività può costituire ovverossia una risposta più ampia, meno diretta, meno specifica, più pregante, e soprattutto, più utile, perché più aperta, per tutti.