La nuova rubrica ‘Alla lettera’
“Alla lettera” – come in “prendere alla lettera”, o “seguire alla lettera”, o “tradurre alla lettera”. Tutte espressioni che rimandano, in definitiva, all’osservanza scrupolosa di qualcosa. La rubrica che prende questo nome, in effetti, vuole essere uno spazio in cui esercitare l’attenzione; uno spazio che privilegia il ritmo lento alla velocità. Se si vuole ricorrere a una formula: l’informazione qui cede il passo alla contemplazione. “Alla lettera” rimanda anche all’importanza delle parole, all’importanza di coltivare la nostra esperienza del linguaggio. L’espressione “alla lettera”, dunque, è anche una dedica al linguaggio che noi abitiamo, e una dedica “alle lettere” – vale a dire a quelle pratiche e discipline che lo coltivano, così arricchendo la nostra vita. Prendere le cose alla lettera può denotare una scarsa elasticità mentale, e soprattutto una scarsa propensione all’ironia, che è costitutivamente un discorso duplice. Ecco: “alla lettera” vuole anche essere un’autoironica presa di coscienza di questa possibile deriva seriosa e quindi un suo vigile anticorpo. “Alla lettera”, infine, vuole essere un invito alla mobilitazione, una chiamata non “alle armi”, ma “alle lettere”, un’esortazione alla lettura – soprattutto alla lettura lenta.