La start-up contro l’autismo

Sviluppare terapie innovative in grado di migliorare sensibilmente la qualità della vita delle persone con autismo o affette da altre disfunzioni del neurosviluppo: è l’ambizioso obiettivo che si pone, per i prossimi 24 mesi, Iama Therapeutics, la nuova startup nata dall’attività di ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova.

Guidata dai ricercatori Marco De Vivo (di origini riminesi, approdato all’Iit dopo aver conseguito laurea e dottorato di ricerca all’Università di Bologna) e Laura Cancedda, la startup ha appena completato un round di finanziamento da 8 milioni di euro, grazie al supporto di due importanti fondi di investimento e della fondazione Telethon.

De Vivo, lei è ricercatore in Chimica computazionale e medicinale e dirige il laboratorio di ricerca in ‘Molecular Modeling and Drug Discovery’ (letteralmente, ‘composizione di molecole e scoperta di farmaci’). Di cosa si occupa in particolare? 

«Ci dedichiamo alla progettazione di nuovi farmaci per combattere cancro, malattie neurodegenerative e infezioni virali: ma lo facciamo con l’ausilio del computer, in modo da abbattere i costi della sperimentazione e diminuire radicalmente i tempi di sviluppo». 

È la prima volta in cui si cimenta nella sperimentazione di possibili farmaci con effetti neurologici? 

«La mia collaborazione con Laura Cancedda, affermata neuroscienziata – anche lei in forze all’Iit di Genova, dove dirige il laboratorio ‘Brain Development and Disease’ (letteralmente, ‘sviluppo e disfunzioni del cervello’) – risale in realtà al 2015. Assieme al nostro team di giovani ricercatori, in questi anni abbiamo esplorato le potenzialità di una molecola che ha già mostrato effetti promettenti nel trattamento di sintomi legati alla sindrome di Down e ai disturbi dello spettro autistico». 

Quali saranno i prossimi passi della neonata startup? 

«Grazie alle risorse ottenute ci proponiamo di avviare le sperimentazioni cliniche sul potenziale farmaco, che abbiamo chiamato Iama-6. Se tali sperimentazioni daranno i risultati aspettati, Iama-6 permetterà di aumentare la qualità della vita delle persone che soffrono di disturbi nello spettro dell’autismo. Potrà, cioè, migliorarne i comportamenti sociali (soprattutto quelli di tipo ripetitivo e stereotipato) e ridurre i deficit cognitivi».

Cosa significa il termine ‘Iama’?

Marco De Vivo e Laura Cancedda

«Sono le iniziali dei nostri due figli: la figlia di Laura si chiama Iara e mio figlio Mattia. Abbiamo voluto fondere i loro nomi perché consideriamo questa startup una nostra creatura, alla quale abbiamo dedicato, negli ultimi sei anni, entusiasmo ed energie». 

Si è parlato molto di autismo in occasione della Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo, il 2 aprile scorso. Cosa sappiamo davvero di un disturbo che viene diagnosticato, in Italia, in almeno 1 bambino su 77 (tra i 7 e i 9 anni)?

«Ancora troppo poco. Sappiamo che la sua origine è genetica, ma le cause scatenanti sono ignote. Come per la sindrome di Down e altri disturbi neurologici di questo tipo, attualmente non esiste cura. Possiamo, però, sviluppare nuove terapie per il trattamento di alcuni sintomi: una frontiera cui tante famiglie guardano oggi con speranza e fiducia. Non vediamo l’ora, grazie a Iama, di verificare il reale impatto delle nostre ricerche sulle persone».

Lei ha all’attivo varie collaborazioni con l’Ateneo di Bologna e accoglie, nel suo gruppo di ricerca, numerosi giovani dottorandi dei Dipartimenti bolognesi. Che ricordo ha dell’università in cui ha compiuto l’intera sua formazione? 

«Per me è nato tutto in quegli anni, dunque posso solo averne un ricordo piacevole. Dopo il dottorato ho girato il mondo (De Vivo ha trascorso dei lunghi periodi di ricerca, tra l’altro, a Zurigo, all’università della Pennsylvania e a Yale, ndr) e ho avuto costante conferma del riconoscimento internazionale di cui gode l’Alma Mater. È un’istituzione con nove secoli di storia alle spalle, ma sempre capace di guardare al futuro e garantire ai propri studenti una formazione di ottima qualità». 

Lascia un commento