Lo street-artist Aryz a Bologna: l’energia al femminile nella danza rituale 

Sabato 22 gennaio ha inaugurato a Bologna negli spazi dell’Ex Chiesa di San Mattia la prima personale in Italia dell’artista Octavi Arrizabalaga, meglio conosciuto come Aryz. Si tratta di un progetto espositivo site-specific il cui titolo, El Festejo, apre le porte di ciò che un tempo è stato luogo di culto al ritmo e al colore della danza popolare.

El Festejo celebra l’incontro/scontro tra diversità attraverso volti sognanti, passi di danza, inchini e lotte rituali ed è sicuramente suggestivo e affascinante il connubio tra gli spazi ampi, bui e solenni della cinquecentesca ex Chiesa di San Mattia e le pitture colorate di Aryz. Attraverso sensuali figure femminili, l’artista invita lo spettatore a lasciarsi andare al ballo e all’energia dirompente del femminino, in cui il movimento è evocato da una sorta di smembramento, sovrapposizione e rimodulazione degli arti che avviene – come fu per gli artisti delle prime avanguardie storiche – allo scopo di enfatizzare l’energia del movimento ma, diversamente da loro, evidenziandone l’aspetto rituale e apotropàico. 

Il festejo è una antica danza proveniente dalla costa peruviana creato dagli africani durante il periodo dei conquistadores, simbolo di incontro tra popoli che – seppur violentemente forzato – ha dato avvio a nuove forme di cultura e di arte che si perpetua nei secoli mutando la propria identità. 

Aryz incarna molto bene l’idea di crossover tanto nel suo lavoro quanto nella sua biografia: classe 1988, nasce negli USA a Palo Alto in California ma da bambino si trasferisce in Spagna, dove vive. I suoi esordi sono da street-artist, dalle periferiche zone industriali di Barcellona, la sua pittura pian piano fa il giro del mondo: i suoi murales sono in Giappone, Francia, Regno Unito, Finlandia, Danimarca, Polonia, Cina, Madagascar, Giappone e Stati Uniti. La sua è una pittura nel senso più tradizionale del termine: ampie campiture di colore inizialmente stese su muri di periferia attraverso bastoni telescopici e house-paint e poi pian piano rientrate nella più classica dimensione dello studio d’artista. È così che dall’arte urbana, a volte anche fuori dai confini della legalità, Aryz pian piano entra anche nei musei e nelle gallerie, senza perdere mai quell’attenzione al tessuto urbano, ai luoghi pubblici e soprattutto al loro continuo mutare al passo con i tempi. 

Non è un caso che Aryz abbia scelto proprio Bologna per la sua prima personale nel nostro Paese: Bologna è stata sempre uno snodo fondamentale per l’Urban Art: qui dal 2012 si svolge il festival Frontier, progetto che ha visto importanti street-artist internazionali (tra cui i nostri Cuoghi Corsello) e dal 2013 è presente il Cheap Festival, che, oltre a ospitare artisti noti nel panorama della Poster art, propone ogni anno una Open Call for Artist da cui ricavare una selezione di opere da affiggere sulle bacheche comunali dismesse e disseminate in tutto il centro storico della città, in modo da riutilizzare spazi urbani abbandonati e dare spazio a nuovi artisti emergenti.

Ma c’è anche un altro messaggio dietro a El Festejo: le tre grandi installazioni e le cinque litografie esposte   rappresentano esclusivamente personaggi femminili le cui movenze incrociano i manga giapponesi, le eleganti signorine dei manifesti pubblicitari Liberty e Art-decò e le gitane andaluse con il ritmo nei tacchi. E tutte hanno quattro braccia, proprio come Kali, la dea più nota del pantheon induista simbolo dell’energia femminile attiva e dirompente. 

L’incontro con gli spazi espositivi di Sant’Isaia danno modo di visitare un luogo, la Ex Chiesa di San Mattia che, seppur appartenente a un luogo e un tempo altro, è esso stesso, come le periferie urbane colorate dai murales di Aryz, frutto di rimaneggiamenti di diversi momenti storici. Costruita dal 1575 al 1588 per l’Ordine delle Domenicane, subisce un drastico rimodernamento intorno alla metà del Settecento a opera di maestranze locali. Sconsacrata e ridotta a magazzino nel 1799 in seguito alla soppressione degli ordini religiosi voluta da Napoleone, la chiesa resta chiusa fino al restauro, avvenuto tra il 1981 e il 1994 per volontà del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in seguito al quale è passata alla direzione regionale per i Beni Culturali che l’ha resa sede espositiva. Attualmente ospita le mostre temporanee di MAGMA gallery, un interessante spazio espositivo privato fondato nel 2016 e dedito soprattutto a giovani artisti internazionali che operano nel campo dell’Urban Art e a cui va il merito di aver portato nella nostra città questo importante giovane artista.

http://www.magma.gallery 

Crediti fotografici @Lara De Lena

Lara De Lena

Lara De Lena

Laureata in Lettere moderne, si specializza nel 2017 in Beni storico artistici con una tesi in arte contemporanea. Dallo stesso anno collabora con il CUBo, di cui è nel direttivo dal 2021. Ha collaborato con la Pinacoteca Nazionale di Bologna, il MAMbo e ha partecipato al progetto internazionale ADM - Art Market Dictionary. È impegnata nella realizzazione dell’Archivio digitale Roberto Daolio.

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