Lotta alla violenza di genere

di Medea Calzana.

Comune e Università di Bologna sono uniti nello sforzo di lavorare insieme per fermare la violenza di genere. E sono due i volti femminili impegnati per la tutela delle donne: la vicesindaca Emily Clancy e la professoressa Cristina Demaria, delegata del rettore per l’Equità, l’Inclusione e la Diversità.

La violenza sulle donne è un fenomeno trasversale, che colpisce la società in ogni aspetto, senza distinzione di classe sociale, di appartenenza, istruzione o ricchezza. E l’Osservatorio  regionale per il contrasto alla violenza sulle donne nel report sui primi sei mesi del 2021, ha evidenziato l’aumento delle richieste di aiuto del 42% in più rispetto al 2019 .

«L’Università di Bologna su questi temi può fare moltissimo e ha già fatto moltissimo – spiega la prof.ssa Cristina Demaria, delegata del rettore per l’Equità, l’Inclusione e la Diversità – per contrastare ogni forma di discriminazione e violenza. Ricordo che c’è il Codice etico e comportamentale di ateneo, ma anche il Codice contro le molestie sia morali che sessuali. Parliamo, però, di norme che sono strumenti molto utili, ma non sono sufficienti da soli: la violenza e ogni forma di discriminazione affonda le sue radici in una cultura intrisa di mascolinità tossica».

«La violenza di genere è una questione endemica, strutturale, della nostra società – dichiara la vicesindaca Emily Clancy in occasione dell’inaugurazione di una panchina rossa contro la violenza di genere voluta da Uil Emilia-Romagna – in questi giorni abbiamo annunciato una misura molto importante cioè l’aumento dei fondi diretti che vanno a sostenere i centri antiviolenza. Il nostro Comune dà un contributo di 67mila euro a queste strutture e abbiamo annunciato che nella variazione di bilancio di gennaio ci saranno ulteriori 100mila euro». 

La giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che cade ogni anno il 25 novembre, è stato un momento essenziale per riportare l’attenzione sulle violenze e le discriminazioni di cui le donne sono spesso vittime. Sono stati molti gli appuntamenti organizzati in città, uno di questi è stato il seminario “Donne in movimento e salute mentale” organizzato dall’Università di Bologna e con il contributo dell’Osservatorio sul femminicidio di UniBo.

«Dobbiamo ricordarci che una nostra allieva, Emma Pezemo, quest’anno è stata uccisa dal compagno – Ha sottolineato Francesco Violante del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna – Questa tragedia ci ha feriti nel profondo». È stato un femminicidio cruento, quello di Emma Pezemo, trentunenne di origine camerunense, a opera di Jacques Honorè Ngouenet, suicidatosi poche ore dopo aver commesso il tremendo omicidio. «A questa donna è stata, poi, tristemente conferita un laurea alla memoria perché la sua vita è stata brutalmente spezzata – riflette Francesco Violante – Il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche deve fare lo sforzo per formare nuove dottoresse e dottori che siano in grado di riconoscere e sapere agire nel caso di violenza sulle donne. Le denunce, infatti, sono solo la punta dell’iceberg del fenomeno e dunque è importante che i medici ne capiscano e percepiscano i segnali in tempo per prevenirli».

Lascia un commento