Mambo: la performance come non l’avete mai vista e l’importanza degli archivi museali
Prendendo le mosse dalle sperimentazioni di Pier Paolo e Lamberto Calzolari, Luigi Ontani, Gianni Castagnoli e altri artisti attivi negli studi di Palazzo Bentivoglio alla fine degli anni Sessanta a Bologna, la rassegna di video che dallo scorso marzo è possibile vedere in biblioteca al Museo d’Arte Moderna di Bologna (Mambo) ricostruisce i principali episodi che hanno portato il capoluogo emiliano, circa mezzo secolo fa, ad essere una delle città italiane capofila delle nuove tendenze dell’arte contemporanea.
Attraverso questi filmati è possibile approfondire i temi che caratterizzano Rilevamenti d’archivio. Le Settimane Internazionali della Performance e gli anni ’60 e ’70 a Bologna e in Emilia Romagna, il più recente riallestimento all’interno del percorso espositivo del museo dedicato alla collezione permanente nonché gli episodi che, anche al di fuori del circuito bolognese, hanno preparato il terreno per queste sperimentazioni, come Parole sui muri, manifestazione che si svolse a Fiumalbo nel 1967 e nel 1968, e Gennaio 70, prima rassegna italiana in cui comparvero video-opere e video-performance appositamente realizzate, o ancora le partecipazioni di Gino De Dominicis e Franco Vaccari alla Biennale di Venezia del 1972, la presenza della performance nelle gallerie private bolognesi e le prime performance, rispettivamente di Fabio Mauri e di Gina Pane, eseguite alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna nel 1975 e nel 1976.

A completare il quadro complesso e sfaccettato del panorama performativo di quegli anni, ulteriori capitoli dedicati all’evento Alla Ricerca del silenzio perduto. Il treno di John Cage che il compositore americano creò a Bologna nel 1978, allo stand di Rosanna Chiessi e Peppe Morra ad Arte Fiera 1976, all’attività di Rosanna Chiessi a Cavriago e di Giuliano Scabia e Gianni Celati al Dams.
Una narrazione che mostra il ‘77 a Bologna tanto dal punto di vista artistico – l’intera serie dei filmati realizzati da Mario Carbone per documentare sette performance della prima edizione delle Settimane – che politico e sociale, come per i due documentari realizzati da Emanuele Angiuli Tutto in una notte del 2013 e Traumfabrik Via Clavature 20 del 2009, realizzato quest’ultimo con il contributo della Cineteca di Bologna.
Oltre a rendere conto di eventi ed opere di carattere effimero, l’esposizione ha lo scopo

di rendere intelligibili i documenti conservati presso il museo nella loro funzione sia di rappresentazioni immediate di opere estetiche immateriali, la cui trasmissione è resa possibile dai mezzi forniti dalla tecnologia, sia di fonti per la ricerca storica. In questo senso la mostra si propone anche come un contributo alla riflessione sulla natura peculiare degli archivi museali, che a tutti gli effetti costituiscono un patrimonio essenziale non solo per la memoria istituzionale degli enti produttori, ma anche come riferimenti imprescindibili per gli studi storico-artistici.
Gran parte della documentazione visiva presentata in mostra è stata eseguita da fotografi e registi che spesso prendevano autonomamente l’iniziativa di riprendere questi eventi, realizzando a loro volta opere di rilevante interesse estetico. Tra gli autori presenti nella rassegna compaiono Cesare Bastelli, Giuseppe Cannistrà, Mario Carbone, Barbara Berti Ceroni, Giovanni Giovannetti, Carlo Gajani, Silvia Lelli, Antonio Masotti, Roberto Masotti, Nino Migliori ed Enrico Scuro.
Foto copertina
Mario Carbone, Renate Bertlmann. Deflorazione in 14 stazioni, 1977 (still), Archivio Mambo – Museo d’Arte Moderna di Bologna