Martina Domenicali, la doppia laurea UniBo King’s College e la battaglia contro la bulimia

Abbiamo intervistato Martina Domenicali, classe 1998, imprenditrice e influencer, fresca laureata in giurisprudenza all’Alma Mater Studiorum. Bolognese di origine e nel sangue. Content creator impegnata nell’ambito della salute mentale e dello sport con 100mila followers. Nel 2022, oltre a laurearsi cum laude, inventa la start-up ‘Outcity’ che l’ha fatta appassionare ancora di più del mondo dell’imprenditoria digitale, scegliendo in esso la sua strada professionale…

Ha chiuso il 2022 con una doppia laurea e, soprattutto, con un 110 cum laude, ci può raccontare meglio il suo percorso universitario?

«Mi sono iscritta a giurisprudenza dopo aver sentito la testimonianza di un procuratore impegnato in un processo contro la mafia. E’ stato un incontro forte e nella me di 5 anni fa si è acceso qualcosa. Avevo tante passioni e sono sempre stata curiosa in diversi ambiti, ma scelsi il percorso di studi con l’obiettivo di poter dare il mio contributo concreto, aiutando e lasciando un impatto. Questo il mio perché di giurisprudenza. Perché l’Università di Bologna? Avevo la più antica e una delle più prestigiose università a pochi minuti da casa e, per quanto il mondo fosse allettante, ho preferito investire nella qualità della formazione Italiana, prediligendo una delle migliori università dove studiare giurisprudenza. Mi ha convinto, in particolare, il programma eccezionale che offrono a 15 studenti il quinto anno, che consiste nel prender parte ad un doppio titolo di laurea con il King’s College di Londra. Da quando l’ho sentito, ho deciso che quella era la mia strada per differenziarmi e specializzarmi in un settore: diritto e tecnologia. L’esperienza a Londra ha completato e arricchito, con il suo metodo pratico e il programma fortemente specializzato, i 4 anni precedenti che mi avevano permesso di acquisire un metodo e un ragionamento giuridico molto affinato. E’ stato un percorso davvero interessante, che mi ha fatto crescere come giurista, ma anche, e soprattutto, come persona». 

Durante la sua formazione ha tenuto costantemente aggiornati i suoi migliaia di fans che la seguono sui social ed è diventata anche imprenditrice, lanciando una start up .Come ha fatto a trovare il tempo per tutto?

«I primi anni studiavo tantissimo per avere una media alta, requisito per rientrare nel bando del doppio titolo. Dal terzo anno mi sono resa conto che un buon metodo di studio e una buona organizzazione del tempo mi avrebbero permesso di iniziare a lavorare per iniziare ad essere più indipendente. Così ho iniziato a seguire le orme del mio compagno, content creator da prima del liceo, quando ci siamo conosciuti, per sfruttare al meglio il nostro seguito sui social per portare valore a chi ci ascoltava e, al tempo stesso, costruirci un lavoro in parallelo agli studi. E’ stata un’esperienza davvero interessante perchè mi ha permesso di approfondire il mondo del digitale e della comunicazione che mi ha aiutato nello scegliere l’indirizzo della mia specializzazione in diritto e tecnologia. E mi ha anche spronato a lanciare la mia start up per supportare i giovani e, soprattutto, dato un megafono sul mondo per sensibilizzare sul tema della salute mentale e dei disturbi del comportamento alimentare». 

Perché una start up e su cosa?

«La start up è nata a Londra, da una miccia lanciata dal mio professore di e-commerce law che ci chiese di ragionare su un problema per noi importante per costruirci un e-business ai fini di un progetto. In metropolitana a Londra nasce l’idea di ‘Outcity’, una start up che si propone di incentivare la mobilità studentesca, supportando a 360 gradi lo studente che decide di trasferirsi in una nuova città. L’obiettivo è affiancarlo nel disorientamento iniziale tramite una digitalizzazione del passaparola, permettendogli di ricevere consigli e suggerimenti da chi ha già fatto quel tipo di esperienza. Questo si è tradotto oggi in un’applicazione mobile, già disponibile per la città di Milano, che aggrega tutte le informazioni utili allo studente fuorisede o internazionale (casa, trasporti, bollette, conto online, ristoranti, eventi) in un unico posto, nelle tasche dello studente stesso, e garantisce l’affidabilità dell’informazione, che proviene da altri studenti che hanno fatto quell’esperienza, ed è da noi certificata». 

Sta girando l’Italia anche per raccontare la sua esperienza in merito ai disturbi alimentari.  Quali suggerimenti vuole dare ai giovani e alle loro famiglie?

«Io ho sofferto per 6 anni, dai 14 ai 20, di bulimia. Mi sono ammalata e ho fatto un lungo percorso di guarigione, supportata da medici e specialisti del centro ‘Gruber’ di Bologna. Quando sono guarita ho deciso che la mia missione sarebbe stata riuscire a dare speranza e coraggio a chi si trova nel tunnel di queste malattie mentali, che spesso fanno sentire le persone ancora più sole. Quello che io faccio sul mio profilo instagram e agli eventi in cui me lo richiedono consiste nel raccontare la mia testimonianza per sensibilizzare sul tema della salute mentale e dei disturbi del comportamento alimentare. Io metto a disposizione la mia storia per far capire che di disturbi alimentari si può e si deve guarire, anche se è complesso. Lo testimonia il mio percorso: se si decide di farsi aiutare, si può raggiungere la luce alla fine del tunnel e tornare a vivere una vita piena, dove incanalare le proprie energie per progetti belli e grandi. La mia scommessa è riuscire a influenzare positivamente le persone, tramite i social media, a ritrovare un benessere con sè stessi, dal punto di vista fisico e soprattutto mentale. Il mio consiglio per le famiglie è di far sentire il proprio supporto al giovane anche quando si fatica a capire razionalmente la malattia. Il mio suggerimento, di cuore, ai giovani che ne soffrono è di attaccarvi forte alle persone che vi tendono una mano: questo è l’unico modo vero per uscirne, aiutando sé stessi a farsi aiutare. Se fate cosi siete già a metà del percorso e, ricordatevi, non siete soli!»

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