Massimo Baldini

A metà degli anni Ottanta un gruppo di fotografi guidati da Luigi Ghirri ha liberato l’iconografia del paesaggio italiano dal modello del paesaggio-cartolina. Ma come è cambiato il paesaggio da allora? La fotografia può raccontare queste trasformazioni? Riprendendo l’esperienza di Viaggio in Italia, Massimo Baldini, sociologo e fotografo che vive e lavora a Bologna, si è soffermato su alcuni tratti caratteristici del paesaggio contemporaneo italiano nell’esposizione fotografica Italia Revisited. Campionario per immagini a cura di Claudio Marra, per anni docente di storia dell’arte contemporanea e storia della fotografia all’Università di Bologna. 

Di seguito l’intervista rilasciata al CUBo da Massimo Baldini.

1984 Viaggio in Italia, 2023 Italia Revisited. Quali aggettivi o parole chiave caratterizzano il paesaggio di Luigi Ghirri degli anni Ottanta e quello di oggi di Italia Revisited?

«Luigi Ghirri, pur avendo portato al superamento degli stereotipi sul paesaggio, rappresentato fino a quegli anni con immagini di palazzi, piazze e monumenti, si rifaceva ancora ad una nozione lirica di paesaggio, legata alla memoria, ai sogni, ai ricordi. La mia visione è più realistica: il paesaggio viene mostrato per quello che è, con le sue bellezze e le trasformazioni radicali legate all’epoca contemporanea, le tante commistioni e contraddizioni. Spesso nelle esposizioni fotografiche questi elementi vengono censurati perché considerati antiestetici e non interessanti a livello iconografico. La mia scelta è stata soffermarmi anche su questi aspetti».

Massimo Baldini, Italia Revisited 0373, 2022. Stampa giclée su carta Canson Infinity 310 gr., cm 30x36. Courtesy l’artista
Massimo Baldini, Italia Revisited 0373, 2022. Stampa giclée su carta Canson Infinity 310 gr., cm 30×36. Courtesy l’artista

 Al tempo dell’esposizione di Ghirri era da poco iniziata la transizione del sistema produttivo italiano dalle grandi fabbriche postbelliche alle piccole imprese. Oggi si è andati oltre…

«Il paesaggio degli ultimi quarant’anni è stato pervaso da uno sviluppo economico dai connotati molto diversi da quelli dei paesi esteri caratterizzato da tante piccole comunità produttive, fabbriche, laboratori, infrastrutture, costruite spesso intorno o nei pressi di centri abitati e abitazioni. Anche nel nostro paese ci sono ovviamente le grandi industrie, ma la microimprenditorialità è un aspetto caratteristico di queste trasformazioni e ha portato a tante costellazioni industriali disseminate nel territorio, pervasive, distribuite e diffuse. In questa pervasività industriale è sparita la separazione tra diversi ambiti di vita: vediamo teatri simili a stabilimenti, abitazioni simili a cimiteri, chiese simili a ristoranti simili a centri direzionali simili a bunker».

Massimo Baldini, Italia Revisited, 0525, 2022. Stampa giclée su carta Canson Infinity 310 gr., cm 30x36. Courtesy l’artista
Massimo Baldini, Italia Revisited, 0525, 2022. Stampa giclée su carta Canson Infinity 310 gr., cm 30×36. Courtesy l’artista

Cosa ha trovato di interessante in quanto viene abitualmente censurato?

«In alcuni spaccati industriali o conglomerati ho trovato composizioni, volumetrie, modelli per me riconoscibili. In altre situazioni ho voluto cogliere la bellezza e l’arte mescolate a componenti moderne, curiose e kitsch, un grande melting pot, per usare l’espressione di Claudio Marra, curatore della mostra. D’altra parte il nostro patrimonio culturale è molto antico, ricco e ci pervade. Talvolta risulta ingombrante, ma non possiamo accantonarlo, lo troviamo dappertutto, in maniera spuria, mescolato alla vita di tutti i giorni. Negli esterni e negli interni c’è molto da ricercare ed esplorare, esercitando un po’ l’ironia. E così accade che un paralume possa illuminare la cupola del Brunelleschi o che la testa del David di Michelangelo faccia capolino tra le bevande di un bar».

Massimo Baldini, Italia Revisited 0086, 2017. Stampa giclée su carta Canson Infinity 310 gr., cm 30x36. Courtesy l’artista
Massimo Baldini, Italia Revisited 0086, 2017. Stampa giclée su carta Canson Infinity 310 gr., cm 30×36. Courtesy l’artista

In che modo la fotografia ci può aiutare a tenere traccia di queste trasformazioni?

«Avendo lavorato per più di vent’anni con la parola scritta, trovo nella fotografia un linguaggio più libero, allusivo e aperto. Sono stato presente in sala durante tutte le giornate dell’esposizione e, interagendo con il pubblico, ho scoperto che alcuni visitatori hanno dato ai miei scatti interpretazioni del tutto diverse dalle mie. Questo aspetto incontrollabile della fotografia mi piace molto».

La mostra si è conclusa ma il suo progetto non finisce qui…

«Oltre all’esposizione ho lavorato sul libro d’artista: un oggetto di pregio a tiratura limitata, prodotto a mano. Gli scatti esposti si succedono in una certa sequenza, ma, come in un mazzo di carte, per gioco, possono essere smontati, spostati e rimontati creando successioni diverse in base alla propria esperienza e ai tanti accostamenti che ognuno di noi può trovare».

Massimo Baldini, Italia Revisited 0128, 2017. Stampa giclée su carta Canson Infinity 310 gr., cm 30x36. Courtesy l’artista
Massimo Baldini, Italia Revisited 0128, 2017. Stampa giclée su carta Canson Infinity 310 gr., cm 30×36. Courtesy l’artista

Sito di approfondimento: https://www.massimobaldini.net/

 

Foto copertina, Massimo Baldini, Italia Revisited 0682, 2022. Stampa giclée su carta Canson Infinity 310 gr., cm 30×36. Courtesy l’artista. 

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