Matteo Lepore: «Sono contento di essermi laureato all’Alma Mater Studiorum di Bologna»

di Medea Calzana.

«Io devo studiare sodo e preparare me stesso perché prima o poi verrà il mio momento» (Abraham Lincoln). Sembra la frase perfetta per lui, il neosindaco di Bologna Matteo Lepore. Giovane, super votato e con la mascherina rosa. E che si preparava a stare seduto nell’ufficio del sindaco da un po’. E soprattutto che, racconta: «Posso dire che mi ritengo anche una delle poche persone fortunate perché ho studiato per il lavoro che oggi sto facendo. Per uno studente di scienze politiche non è una cosa banale. Sono contento di essermi laureato all’Università di Bologna». 

Rendere Bologna città della conoscenza, grazie ai fondi europei e del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), è la strategia di crescita e innovazione che Lepore sta disegnando insieme alla sua squadra di governo e a braccetto con il nuovo rettore dell’Alma Mater Giovanni Molari. Ma per la transizione ecologica frena sull’eco bonus: «meglio puntare a interventi strutturali».

Lei ha detto di volere rendere Bologna la città della cultura e della conoscenza. Come?

Vogliamo siglare un accordo strategico con l’Università per la ricerca scientifica. Cioè il sindaco e il rettore insieme devono cercare i fondi per la ricerca, le borse di studio, fare dell’investimento della tecnologia, i dati e il sapere l’investimento più importante per l’economia e la coesione sociale. Noi pensiamo che Bologna sia la città della cultura e della conoscenza. Ogni anno ospitiamo tanti giovani che scelgono la città per motivi di studio e di lavoro: abbiamo circa 100mila cervelli che qui studiano, fanno ricerca, lavorano. La città della conoscenza per noi è anche un progetto urbanistico, in modo da creare un vero e proprio distretto per ricercatori, start-up, università e il Tecnopolo.

Ci sono anche i fondi del Pnrr in vista…

È importante capire bene come utilizzarli a favore dell’università. Noi saremo la prima città in Italia a dotarsi di un piano strategico della ricerca. C’è una delega specifica per questo:  è affidata all’assessore all’urbanistica, Raffele Laudani, che viene proprio dal mondo accademico. Questo progetto ci permette di presentare al Governo una proposta chiara su dove e come investire i fondi del Pnrr legati alla sanità, alla ricerca scientifica, agli studentati, ai temi che riguardano la conoscenza. 

A quanto ammontano i finanziamenti?

Noi abbiamo calcolato che arriveranno circa otto miliardi di euro tra fondi europei e Pnrr per i prossimi cinque anni. Non tutti questi, ovviamente, saranno investiti nell’università. Ma c’è un grande legame tra quello che è il settore della città della conoscenza e quello della salute, che prevede comunque grandi investimenti. In questi otto miliardi ci sono anche i fondi per le infrastrutture. Se parliamo di infrastrutture della mobilità,  come per esempio il nuovo passante si deve pensare che non è solo cemento ma anche nuove tecnologie: comprende lo studio sui materiali per ridurre l’impatto delle polveri inquinanti e chi inventa questi materiali sono ad esempio i centri di ricerca del nostro territorio. È tutto collegato.

Tecnopolo Bologna

E poi c’è il Tecnopolo, in che modo sarà un volano per la crescita?

Noi siamo di fatto la capitale dei dati grazie al supercalcolatore: il 90% della capacità di calcolo del Paese passa da qui. Per questo l’applicazione del Tecnopolo alle nostre filiere produttive creerà una possibilità di ricerca che va ben oltre i temi della meteorologia e il centro meteo che abbiamo inaugurato. Sono 800 i settori a cui si può applicare la potenza di calcolo del Tecnopolo. Il piano strategico della scienza e della ricerca descriverà esattamente come lavorare per far sì che questa grande macchina per i dati crei lavoro sul territorio e opportunità d’innovazione.

Quindi il Comune e l’Università dovranno lavorare sempre più a braccetto per la città del futuro. Cosa ne pensa del nuovo rettore Giovanni Molari?

Innanzitutto, voglio augurare al nuovo rettore Molari buon lavoro, noi ci siamo incontrati diverse volte, condividiamo questa strategia futura sulla città, come le condividiamo con il rettore uscente Francesco Ubertini, che, come presidente del Cineca, sarà un interlocutore importante per il nostro lavoro. Come dicevo, abbiamo appena istituito in Giunta una cabina di regia sui fondi europei e del Pnrr. E dentro questa cabina di regia, abbiamo condiviso con il rettore, sarà rappresentata anche l’università e saremo partner fondamentali per portare avanti scelte strategiche per Bologna.

Tra queste scelte strategiche c’è anche la transizione ecologica e la sostenibilità. Ma ora il governo toglie l’ecobonus 110%, cosa ne pensa?

Il bonus 110% ha fatto bene come rilancio economico, ma ha drogato il mercato. È stato uno strumento molto utilizzato in questo periodo per le ristrutturazioni e ha creato un volano per l’economia e le costruzioni. Ma ha creato anche una forte speculazione sui costi dei materiali. Questo per noi ha alzato notevolmente le spese: abbiamo dovuto rifinanziare il nostro piano investimenti aumentando i prezzi delle opere pubbliche Penso che con questi incentivi non si possano cambiare di molto le cose e innovarle, abbiamo invece bisogno di politiche strutturali.

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