Oksana Lyniv contro l’invasione dell’Ucraina da parte dei russi: “Chi sta in silenzio è complice”

di Giovanni Neri.

In un’atmosfera giustamente ansiosa per gli sviluppi della vergognosa aggressione russa all’Ukraina, il concerto di sabato 26 febbraio al Teatro Manzoni, ha avuto un prologo non previsto dal programma. Dopo le brevi parole del sindaco di Bologna Matteo Lepore, l’orchestra diretta da Oxana Lyvniv, ha eseguito un breve brano con violino solista (il primo violino) di un compositore ukraino ispirato ai temi dell’inno nazionale ukraino.

Commentarne gli aspetti musicali sarebbe fuori luogo: è stato ascoltato e lungamente applaudito da un pubblico in piedi, con la bandiera ukraina spiegata sul pulpito, una fascia con i colori ukraini indossata dalla Lyniv e con molti orchestrali (non tutti…non si sa mai!) con una coccarda con i colori della bandiera ukaina. Una manifestazione di partecipazione importante. Il concerto si è poi dispiegato su compositori del primo ‘900 a partire dal famosissimo (e peraltro bellissimo ) adagio di Barber.  Il brano di Copland (a me ignoto) è un bell’esempio di musica ‘moderna’ che non disdegna di rifarsi in molte parti a stilemi classici e riprendere molti dei temi della più famosa Appalachian Suite.  Che Carbonare sia il miglior clarinettista italiano è noto e nel brano eseguito ha saputo coglierne tutti gli aspetti stilistici e musicali. Un bell’esempio di musica orchestrale con solista. Quanto al brano eseguito come bis è stata una pura esibizione di virtuosismo strumentale fine a sé stessa di cui certamente Carbonare non aveva bisogno per affermare le sue qualità. Per un grande esecutore non è necessario tentare di sorprendere il pubblico con effetti speciali.

Nella seconda parte del concerto è stata eseguita la stranota sinfonia “dal nuovo mondo” di Dvořák,  composta nel periodo americano del compositore (e durante la quale mi aspetto sempre di vedere sbucare da qualche parte John Wayne revolver in mano!).  La Lyniv ha sempre una conduzione ‘maschia’ con un eccesso di sonorità degli ottoni che spesso cozza con gli archi mentre sarebbe necessario un maggiore equilibrio esecutivo. Altrettanto dicasi dei timpani e nasce spesso il sospetto che l’impostazione della Lyniv risenta delle sue esperienze wagneriane a Bayreuth. Anche se non giovanissima la Lyniv (la cui gestualità é piuttosto ripetitiva) ha ampi margini di miglioramento e soprattutto di affiatamento con l’orchestra bolognese che peraltro sotto la sua conduzione appare in costante miglioramento.

                                                                                                    Programma

Samuel Barber        Adagio per archi 

Aaron Copland       Concerto per clarinetto e orchestra

Antonín Dvořák     Sinfona 9 in mi minore op.95 “Dal nuovo mondo”

Leggi anche il blog Kurvenal dell’autore Giovanni Neri

E-mail: giovanni.neri@unibo.it

 

Foto del profilo fb del sindaco Matteo Lepore

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