Retina, l’occhio notturno del Blq

di Federica Nannetti

Un visore in realtà aumentata potrebbe essere la svolta per le torri di controllo degli aeroporti del futuro? L’Università di Bologna sta provando ad andare in questa direzione grazie a un paio di nuovi “occhialoni 4.0” che migliorano la qualità delle immagini fuori dai vetri della torre del Marconi, specialmente in condizioni di bassa visibilità. Ne abbiamo parlato con la coordinatrice del progetto e ricercatrice di costruzioni e strutture aerospaziali dell’Alma Mater, Sara Bagassi

Non è un paio di occhiali un po’ più grande del normale, eppure ci assomiglia. La differenza risiede tutta nelle sue lenti dove, all’occorrenza, compaiono simboli, disegni, informazioni fondamentali. È un visore in realtà aumentata pensato per le torri di controllo degli aeroporti e che, grazie ai suoi ologrammi, ha dimostrato di possedere al momento non pochi vantaggi per i controllori di volo. Basta averlo indosso per veder comparire diverse grafiche fuori dai vetri della torre riguardanti la pista o i velivoli, così da agevolare il lavoro e le verifiche che solitamente vengono fatte sulle interfacce al di sotto dello sguardo del controllore. Dunque, meno movimenti e più rapidità. Ma le potenzialità maggiori si presentano durante le operazioni di gestione del traffico aereo in situazioni di bassa visibilità, dal momento che la realtà aumentata permette di riguadagnare la qualità dell’immagine compromessa dalle condizioni meteo. 

Il suo nome è Retina e rientra tra i progetti europei coordinato dall’Università di Bologna: avviato nel 2016, già dall’anno successivo ha intrapreso il percorso dei test, i primi svoltisi in un ambiente simulato fedele a quello che è l’aeroporto Marconi. Solitamente, all’interno di una torre di controllo, lavorano due o tre controllori, i quali gestiscono il traffico per aree di competenza: vie di rullaggio e pista; spazio aereo limitrofo all’aeroporto. Se in un primo momento il visore è stato sperimentato su un singolo utente che ha svolto entrambe le funzioni, proprio in questo periodo si è passati al doppio equipaggiamento, in modo da riprodurre ancor più fedelmente l’ambiente effettivo. Allo stesso tempo, dopo la raccolta dei dati forniti da Bologna, Olanda e Spagna hanno avviato la sperimentazione della stessa tecnologia anche sui propri aeroporti, come nel caso del grande Schiphol di Amsterdam. Come ha spiegato la coordinatrice del progetto e ricercatrice di costruzioni e strutture aerospaziali dell’Alma Mater, Sara Bagassi, uno dei punti di forza del progetto è proprio la possibilità di un confronto internazionale e di poterlo «validare su varie tipologie di aeroporto, che vengono prese come punti di riferimento». La validazione sul campo, invece, dovrebbe partire dal 2023: ciò significa che la nuova tecnologia verrà testata probabilmente all’interno della torre del nostro aeroporto, in un contesto per così dire parallelo alla sua attività ordinaria. «L’attività sperimentale sarà svolta in ambiente reale ma senza agire realmente sulle operazioni», ha spiegato la coordinatrice Unibo.

«La portata dell’innovazione è considerevole – ha aggiunto Bagassi –. Tuttavia è bene ricordare come vi siano molti altri fattori che ne vanno a ricalibrare il valore, come le innovazioni che impattano sulle performance dei velivoli o sulla loro gestione in fase di crociera». Resta, in ogni caso, un’innovazione importante rispetto alle attuali interfacce radar specialmente per i luoghi maggiormente colpiti da scarse condizioni di visibilità che, pertanto, devono fare i conti con limitazioni piuttosto stringenti a livello di traffico e di frequenza dei voli.

La fiducia che, seppur tra qualche anno, questo visore possa diventare la nuova frontiera per i controllori di volo c’è tutta, sebbene a un certo punto alla ricerca dovranno subentrare le aziende del settore e i privati per rendere tangibili tali risultati. Il promotore Sesar del progetto ne facilita il proseguimento, dal momento che è un partenariato pubblico-privato, lo stesso che ha poi promosso il premio appena vinto da Retina, il Digital European Sky Awards 2021. Un riconoscimento che, mettendo la medaglia al collo al miglior progetto di ricerca esplorativa nel campo dell’innovazione per la gestione del traffico aereo, fa ben sperare nell’arrivo di questi “occhiali 4.0”.

 

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