Ritorno al passato con il prof. Brizzi e la Legio XIII Gemina

Questo mese, insieme al prof. Giovanni Brizzi e ai militi della Legio XIII Gemina, vi faremo fare un viaggio a ritroso nel tempo. In che modo? Utilizzando come macchina del tempo l’ultimo libro scritto dal professore emerito dell’Alma Mater Studiorum: ‘Roma contro i Parti‘ (Carocci editore). Trasformeremo le strade, i palazzi e il meraviglioso Museo Civico Archeologico di Bologna in un accampamento dove vedrete allenarsi i valorosi legionari. Siete pronti? Con le parole, le immagini e un po’ di fantasia avventuriamoci assieme nel 53 a.C., nei pressi di un campo di battaglia situato nell’attuale Turchia…

La disfatta dell’esercito romano a Carre (53 a.C)

Il nemico giurato dei romani ha inventato una strategia diabolica chiamata ‘tiro alla partica‘. Una tecnica che consiste nell’abilità di scagliare frecce al galoppo. La cavalleria leggera, simulando una ritirata, si gira all’indietro e mantenendosi in equilibrio, evitando di cadere, con l’arco ben teso scocca i dardi contro gli avversari all’inseguimento. Questa tecnica richiede un’abilità equestre molto elevata, in quanto entrambe le mani sono impegnate con l’arco e la freccia. E le staffe, particolare importante, non sono ancora state inventate. L’arciere equestre deve riuscire a mantenersi in equilibrio, evitando di cadere usando solo la pressione delle gambe per guidare il destriero. In questa battaglia di Carre viene utilizzata questa tattica,  risultando, a ben vedere e col senno di poi, determinante ai fini della vittoria dei Parti sul generale romano Marco Licinio Crasso. Il tiro alla partica verrà utilizzato ancora per molti secoli dalla maggior parte dei popoli nomadi dell’Eurasia (sciti, mongoli, unni e magiari), ma anche dai discendenti dei Parti come i sasanidi e gli ottomani.

Miniatura medievale che rappresenta un arciere a cavallo mentre esegue il tiro alla partica

Il silenzio dopo la battaglia di Carre è assordante. Non sentiamo più il clangore sordo delle spade e gli scudi sono riversi al suolo. Alcuni coprono, in un’ultima disperata difesa dai fendenti sferrati dal nemico,  i corpi esanimi dei soldati. Si ode il rumore del pianto e le urla di dolore dei feriti. La terrà fangosa è, come sabbie mobili, pregna del sangue dei caduti. L’odore acre della morte incrosta i polmoni. La guerra è tutto questo. Non c’è da stupirsi. Risulta sempre uguale in qualsiasi luogo e tempo venga combattuta. Ogni conflitto, sia nel passato che nel presente, ha il suo specifico odore e sottofondo sonoro che differisce in base all’epoca e ai paesi coinvolti. A migliaia, valorosi e giovanissimi soldati, vengono mandati a combattere per soddisfare i capricci dei potenti di turno. E la battaglia di Carre a cui stiano assistendo in questo salto all’indietro nel tempo, dimostra che non viene combattuta per motivi strategici, ma per ragioni di prestigio personale del comandante Crasso. Il generale, infatti, fa parte del primo triumvirato e vuole ottenere una grande vittoria militare per guadagnare prestigio e popolarità, nell’intento, vano, di riuscire a mettere in ombra con le sue gesta gli altri due colleghi triumviri Cesare e Pompeo. Questo il vero motivo per il quale ha dichiarato guerra all’Impero dei Parti.

«La disfatta inflitta alle legioni sul campo di Carre – si legge nella breve descrizione del volume ‘Roma contro i Parti‘ –  i cui echi influenzarono a lungo le vicende del mondo antico. Costrinsero gli imperatori ad impiegare ogni mezzo, militare e politico, per garantire l’equilibrio. L’esito del duello rimase in bilico per oltre un secolo; e quando le sorti parvero pendere a favore di Roma, intervennero ad arrestarne la spinta le grandi rivolte degli ebrei della Palestina e della Diaspora. Cadde infine, prostrata, la dinastia arsacide; solo però per essere sostituita da quella sasanide». Insomma la guerra tra Roma e i Parti si trascinerà per quasi 700 anni. «La storia è come Cassandra – sostiene il prof. Giovanni Brizzi, in un’intervista rilasciata al Corriere di Bologna – parla e nessuno la ascolta. Quando un tale sostiene di voler difendere i connazionali all’estero e invade un Paese (chiaro riferimento a Vladimir Putin e alla guerra in Ucraina, ndr) la storia non dice direttamente, suggerisce. Potrebbe insegnare molto, se venisse ascoltata». Dal passato, insomma, potremo imparare ed evitare quei drammi che sconvolgono il presente.

In questo viaggio nel tempo siamo stati ‘scortati’ dai soldati della gloriosa Legio XIII Gemina. Una guarnigione di uomini valorosi che fu condotta anche da Gaio Giulio Cesare nella campagna di Gallia e nelle successive guerre civili contro la fazione capeggiata da Pompeo, ma soprattutto è la legione che per prima passò il Rubicone, il 10 gennaio del 49 a.C.

Guardate il video e fatevi trasportare indietro nel tempo dal magister Giovanni Brizzi. Vi anticipiamo, in ultimo, che il prossimo mese conosceremo meglio tutti i membri della valorosa Legio XIII Gemina. Intervisteremo i protagonisti  e sveleremo il loro nome romano e quello italiano attualmente usato nel presente. Capiremo quali sono le fonti storiche dalle quali attingono per ricostruire le armature e le vesti usate per rievocare quel particolare periodo storico…

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