Roger Deakins, la fotografia come narrazione
Dallo scorso 17 novembre fino al 15 gennaio 2023, il sottopasso di Piazza Re Enzo a Bologna ospita ‘Byways, le fotografie di Roger Deakins’, la prima retrospettiva fotografica di uno dei direttori della fotografia più famosi al mondo.
Nelle molte interviste rilasciate per l’uscita della sua prima monografia (Byways, edita da Damiani nel 2021), l’inglese Roger Deakins (1949) tiene a ricordare che non è un fotografo, il suo mestiere è un altro e le foto le fa per passione. Difficile, e forse anche inutile, stabilire se un fotografo per sentirsi tale debba esserlo per professione, fatto sta che la mostra allestita nel sottopasso di Piazza Re Enzo, dice molte cose dello sguardo fotografico di Deakins e dell’inevitabile rapporto dei suoi scatti col mondo del cinema.
Il primo dato che salta agli occhi nella mostra promossa da Mast e Cineteca di Bologna è la notevole distanza temporale tra le prime foto, scattate da giovane studente di Cinema tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, e le ultime, quasi tutte dei pieni anni Duemila. La circostanza, forse, si spiega leggendo le sue note autobiografiche: mentre a inizio carriera aveva tempo per vagare nel suo natio Devon o nelle cittadine marittime come Bournemouth o Wenston-super-mare, negli anni successivi si è concentrato quasi esclusivamente sulla carriera di direttore della fotografia.

Eppure, dai lontani esordi alle sue prove più recenti, il suo sguardo non sembra troppo cambiato. A sostenerlo c’è spesso una buona dose di ironia, condita da una resa formale eccellente, anche quando coglie un attimo volante, al modo di un Cartier-Bresson. Come accade in una foto del 1971, in cui un cane pastore corre e abbaia dirigendosi improvvisamente verso destra e tutti gli elementi del paesaggio del North Devon sembrano accordarsi a quella sterzata, dai campi pieni di brina al viale che sta per diventare un ponticello. L’unica presenza che mantiene placida la sua posizione rettilinea è una grande mucca, verso cui il cane abbaia un po’ incredulo e impaziente.
Per Deakins i colori distraggono. Visto che almeno nella sua privata attività di fotografo può scegliere in autonomia, preferisce un rigoroso bianco e nero rispetto ai ricchi toni cromatici delle sue collaborazioni con registi come Denis Villeneuve o i fratelli Coen. C’è però in tutte le sue foto una vena narrativa che rimanda in modo evidente ai suoi lavori cinematografici. In qualche caso sembra addirittura anticiparne le visioni, come in Fort de Douaumont (2009), in cui compare la calotta di una fortezza vicina a Verdun, famosa per essere stata teatro di feroci combattimenti durante la Prima guerra mondiale: il taglio da sotto in su e l’intenso chiaroscuro ricordano le immagini virtuose di 1917 (2019), recente collaborazione con Sam Mendes. È poi impossibile non pensare a come il suo occhio riesca a intepretare perfettamente quello speciale misto di fatalismo noir e sottile ironia dei film dei Coen. Tra i molti esempi, La ferrovia per Grants (2014) sarebbe addirittura un fotogramma perfetto di pellicole come Non è un paese per vecchi (2007) e in particolare di quelle sequenze di passaggio in cui la musica cresce e si preannuncia il solito inevitabile destino.

In altri scatti il momento è colto da un’inquadratura e da una composizione talmente perfette da far pensare, appunto, a un set cinematografico, per quanto ancora sconosciuto. È il caso de Il leone di Paignton e il gabbiano (2015), col leone di legno che sembra avanzare verso un gabbiano impettito; oppure, sempre all’insegna di un delicato humour, di Aspettando l’estate (2001), in cui un’anziana signora si ripara dalla pioggia sotto una pensilina e fissa sorpresa il manifesto pubblicitario di una ragazza che prende il sole, nuda, con addosso soltanto un paio di stivali.
Ogni fotografia di Deakins pare schiudere una storia minima, ironica, sospesa, ma sempre avvincente. Se finora in pochi hanno scritto di lui come fotografo, questo ‘esordio’ di certo sarà un’ottima occasione per scoprirlo.

Foto copertina; Roger A. Deakins, Homesick Ghosts, 2018 © Roger A. Deakins