Sissi, quando il corpo diventa arte
Sissi è un’artista bolognese (1977) formatasi all’Accademia delle Belle Arti di Bologna dove oggi insegna. Dopo diversi anni a New York e Londra, vive e opera nella sua città natale presso il Collegio Venturoli. L’antico palazzo, residenza d’artista, ha visto nascere e accolto molti dei suoi lavori permettendole di sperimentare e sperimentarsi in una dimensione che va oltre il semplice studio d’artista.
Fil rouge che lega le sue opere d’arte è il corpo inteso in una dimensione sociale ed emotiva. Dal forte interesse e dallo studio accurato dell’anatomia umana, unito ad una profonda capacità introspettiva, nascono creazioni artistiche sotto forma di sculture, disegni, fotografie, libri d’artista e perfino performance, caratterizzate da una creatività eclettica e dirompente.
Quando ha cominciato a lavorare sul corpo?
Negli anni in accademia iniziai a realizzare tavole anatomiche fantastiche e il libro d’artista Anatomia Parallela. Cristina Francucci, mia docente di Anatomia a quei tempi, mi fece conoscere Leo Lionni e La Botanica Parallela, una scienza delle piante immaginaria. Da lì è nata l’idea di lavorare su un’anatomia umana distinta da quella reale, unendo il mio interesse per il corpo umano a quello delle illustrazioni a cui mi dedicavo allora.

Palazzo Poggi ha avuto il piacere di ospitare la sua visione artistica….
Manifesto Anatomico è un progetto espositivo nato per Art City 2015 a cura di Gianfranco Maraniello e Sabrina Samorì. Ha coinvolto quattro sedi espositive tra cui il museo universitario. Palazzo Poggi, in particolare, proprio nella sala dedicata alle scoperte e alle meraviglie di mondi perduti, ha ospitato il mio libro d’artista Anatomia Parallela che raccoglie la mia idea di corpo ideale e metaforico. Nella sala Susanna erano invece installate grandi tavole disegnate che illustravano l’anatomia di mondi interiori.
Che intento poetico ha Anatomia Parallela?
Esiste un corpo parallelo dove le emozioni sono organi intangibili: non si vedono ma si sentono. Anatomia parallela dà forma alle emozioni attraverso organi fantastici. Ad esempio quando le cartilagini, punti di contatto tra le ossa, si consumano, per evitare questa perdita, le ossa si annodano formando il nodo osseo, concetto teorizzato nel mio volume e ripreso nelle opere. Poi ci sono le indipendenze, i fallimenti delle ossa ecc. L’idea di un corpo parallelo è ispirata al mondo reale, una metafora del sistema-vita.

Come si inserisce lo studio dell’abito in tutto ciò?
E’ la nostra seconda pelle. Nascendo lasciamo un luogo caldo ed accogliente e ricerchiamo protezione e calore che troviamo nell’abito. In Anatomia Parallela, nel capitolo Analisi del lembo scucito, teorizzo questo e spiega la sua funzione. Ci sono poi altre chiavi di lettura: l’abito come moltiplicatore di identità, traghettatore di emozioni…
Che abiti crea Sissi?
Sono abiti con materiali, oggetti, segni, interventi. Alcuni, ideati per le performance, sono più scultorei, ma in generale è il rapporto con la quotidianità che mi interessa, la loro indossabilità. Nella diversità vi sono ricorrenze, per questo ho creato una semantica dell’indumento suddividendoli in famiglie: i Mordenti, i Potati, i Sacciformi, gli Slittanti, i Legami ecc. Un’ampia collezione è stata esposta in Vestimenti (2020) a Palazzo Bentivoglio ed è attualmente in mostra al Chiostro del Bramante a Roma in Crazy la follia dell’arte contemporanea.

Anche gli abiti meritano una catalogazione…
L’abito ha descritto e raccontato l’esistenza dell’uomo, ma bisogna anche raccontare l’esistenza dell’abito. Da questa premessa è nato l’Abitolario. L’esistenza enciclopedica dell’abito nel verso linguisticato, libro d’autore con parole del mondo della moda e della sartoria a cui si dà nuovo significato. Raccoglie neologismi, giochi di parole per estendere l’ambito semantico di definizioni consolidate. Il libro è stato oggetto della performance Abitolare (2022) presso l’abbazia di Valserena e frutto della collaborazione con l’archivio dello Centro Studi e Archivio della Comunicazione-Csac dell’Università di Parma.
E il rapporto con la materia cosa rappresenta per lei?
Lavorare la ceramica, l’argilla è per me una passione. Mi dà il senso della creazione e dell’accettazione di quanto prodotto. Il manipolare ha in sé una forza trasformatrice, permette di lasciare tracce. L’argilla è un materiale neuro-compatibile, nella lavorazione le mani inviano stimoli diretti al cervello senza mediazioni, c’è molto istinto e azione.

A proposito di scultura, la sua statua di Margherita Hack è installata davanti all’Università Statale di Milano. Quali aspetti della grande scienziata l’hanno colpita? Quali i punti di forza del suo progetto?
Margherita Hack è stata una grande divulgatrice oltre che scienziata. Delle sue lezioni mi ha colpito il modo semplice di parlare e il rapporto con la materia da cui tutto trae origine. L’ho immaginata come se uscisse da una galassia, senza alcun basamento, ponendola sullo stesso piano della terra e nostro. L’ho raffigurata inoltre mentre guarda il cielo ad occhi nudi giocando con il titolo. Sguardo fisico è il nome dell’opera: sguardo è il mezzo attraverso cui osserviamo, fisico è il dominio di competenza della Hack, e anche la materia, l’atto performativo.
Fin dagli esordi il suo corpo si è trasformato in una opera d’arte. In che modo la performance si inserisce nel progetto artistico?
La performance ne è parte integrante. All’inizio creavo epifanie, mettevo in scena nascite in cui uscivo da installazioni o sculture protettive, spesso bozzoli, creando dimensioni oniriche che si estendevano nell’ambiente. In seguito, mi sono evoluta verso dimensioni più sociali e divulgative. Penso ad Anatomia Parallela in tour, la tournée sull’emotività del corpo che mi ha portato nei teatri anatomici d’Italia ed esteri o alla performance Diario di un ventre scavato nel Palatino. Con la farina ho disegnato all’interno delle rovine un intestino-cervello ricostruendo la figura di un individuo che emerge per mettere in guardia che gli istinti si stanno estinguendo e la ragione sta prevaricando.

Ora su quale lavoro è concentrata?
Il progetto attuale ha preso forma a livello di immaginario durante la pandemia quando i nostri sguardi sono stati incorniciati da computer e i rapporti vissuti all’interno di finestre virtuali. Trasguardi è il nome della mostra che aprirà il 7 ottobre presso la Galleria d’Arte Maggiore di Bologna. Per l’occasione sto realizzando i telaiadri: telai a forma di quadri che evocano la struttura ossea ed emanano orditi e trame che, intrecciandosi, come nelle traiettorie della vita, danno luogo a identità emotive, incorniciano sentimenti di gioia, dolore, mondi interni che si esprimono attraverso sguardi.
Foto copertina: Sissi, Anatomia Parallela, tecnica mista, 32×25 cm