Sostenibilità: percorsi per l’ambiente e la cultura a Bologna pre, durante e post Covid-19
di Sara Biagi
Un percorso lungo e costante per soddisfare i bisogni del presente senza compromettere le generazioni future; un modello di sviluppo che possa essere mantenuto e difeso con sollecitudine e impegno. Questa è la definizione di sostenibilità, un tema al centro della riflessione globale e più che mai attuale in questi tempi di pandemia.
In prima battuta l’attenzione si è focalizzata sulla declinazione economica del concetto, concretizzandosi nella messa a punto delle manovre più idonee a sostenere la ripresa delle attività. In un campo in cui apparirà evidente se la politica abbia intenzione di adottare un approccio diverso e più maturo nell’affrontare le sfide di crescita.
“Per ripartire dopo il Covid serve un Pianeta sano” è l’appello che 40 milioni di medici, gli eroi indiscussi dell’emergenza Coronavirus, rivolgono ai leader del G20, affinché la salute pubblica e la lotta alla crisi climatica siano al centro dei pacchetti di stimolo economico.
Le correlazioni tra la propagazione del contagio, la scarsa salvaguardia dell’ambiente ed anzi il suo sfruttamento indiscriminato, fanno dell’ecologia la questione più urgente da prendere in considerazione per interpretare la ripartenza in modo realmente costruttivo.
Le iniziative promosse a Bologna in questo periodo, frutto di percorsi in atto già da tempo ma investiti da una nuova visibilità in virtù della loro anima green, si concentrano proprio sul nodo della sostenibilità.
In questo senso, già da anni FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) Bologna – Monte Sole Bike Group promuove la mobilità sostenibile attraverso l’uso della bicicletta.
La diffusione dell’epidemia, poi, ha imposto la necessità di conciliare la sicurezza sanitaria con il diritto di muoversi e la bici è tra i mezzi di trasporto più indicati in questa situazione, in cui è necessario contingentare l’uso dei mezzi pubblici e salvaguardare la qualità dell’aria. Se si considera che nella città metropolitana di Bologna si contano circa 850.000 spostamenti giornalieri con il trasporto pubblico locale, il rischio che con la riapertura delle attività in tanti optino per l’uso dell’auto è molto concreto.
Pedalare è un’alternativa furba: garantisce il distanziamento fisico, aiuta a mantenersi in salute e favorisce lo sviluppo delle difese immunitarie. Scegliere la bici significa optare per un mezzo gratuito, conveniente e sensibile all’ambiente, impegnandosi attivamente per la riduzione dell’inquinamento, individuato tra i corresponsabili della mortalità dovuta al virus.
Questi sono tra i punti principali di #andratuttinbici, una campagna di comunicazione dal basso promossa dalla Consulta Comunale della Bicicletta di Bologna e finanziata con i contributi dei cittadini, le cui donazioni vengono utilizzate per lo sviluppo e la divulgazione del messaggio a sostegno dell’uso delle due ruote. Una buona pratica che comporta movimento all’aria aperta, un modo sano per dedicare più tempo a se stessi e nel contempo di interpretare la vita di relazione.
#andratuttinbici è già un modello, considerate le tantissime richieste giunte da altre città, in Italia e in Spagna, per copiare, riproporre, estendere la petizione.
La Regione Emilia Romagna sposa questa visione ed investe oltre 30 milioni di euro per favorire l’uso della bici attraverso varie modalità: rimborsi per l’acquisto – per un ammontare di massimo 500 euro, a coprire fino al 60% della spesa affrontata per comprare un mezzo di mobilità sostenibile, comprese e-bike e monopattini; la realizzazione di piste dedicate e rastrelliere per la sosta; incentivi chilometrici casa-lavoro (fino a 50 euro al mese) e bonus agli abbonati ferroviari per l’acquisto di mezzi pieghevoli (fino a 300 euro).
“Mobilità sostenibile nel post-lockdown: prospettive e opportunità” è il tema del seminario online organizzato dall’Alma Mater e dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Bologna, all’interno di IT.A.CÀ 2020 – Festival del Turismo Responsabile, in calendario il 9 giugno, per fare il punto sugli scenari dei trasporti pubblici e privati durante la fase di ripresa. Ancora una volta viene messo in luce come, in tale contesto emergenziale, la mobilità sostenibile svolga un ruolo fondamentale per garantire a tutta la popolazione il diritto di muoversi in sicurezza e salubrità, oltre che per assicurare un’adeguata azione riparatrice sugli effetti dei cambiamenti climatici.
La promozione dell’uso di mezzi ecologici e salutari va di pari passo con una reinterpretazione dell’uso delle aree pubbliche. Questo l’obiettivo della campagna Strade aperte a Bologna – c’è fame di spazio, anch’essa promossa dalla Consulta Comunale della Bicicletta e appoggiata da una grande quantità di associazioni e comitati cittadini, attivi affinché strade e piazze della città si trasformino da aree di passaggio, di consumo o di parcheggio a luoghi da vivere. Facendo tesoro del periodo di blocco, in cui in una città libera da auto e smog era possibile camminare in mezzo alla strada e respirare aria pulita.
Promozione dunque di nuovi spazi pubblici di socialità, con la pedonalizzazione di luoghi che ospiteranno eventi culturali sia in centro che nelle periferie, dove “angoli di città si trasformeranno da palcoscenici a spazi di relazioni nei quali bambini, donne e uomini e anziani possano giocare, chiacchierare, vivere l’estate”.
La cultura diventa strumento fondamentale per promuovere nuovi stili di vita e guidare la transizione verso una città sostenibile. Una cultura concentrata nei quartieri, “per questo dovrà essere ancora più accessibile, inclusiva e a disposizione di tutti”.
Sono le parole di Mattia Santori, volto simbolo delle Sardine, in occasione della presentazione della loro ultima iniziativa, che unisce in sinergia la piazza virtuale del web e gli spazi cittadini, a partire proprio da quella Piazza Maggiore che ha segnato la nascita del movimento.
Il progetto 6000 Piantine – fotosintesi per la cultura è una campagna di raccolta fondi per eventi culturali attraverso la vendita online di piante officinali e da balcone.
“La natura si trasformerà in cultura: un rosmarino in un teatro di quartiere, una salvia in uno spettacolo per bambini, una begonia in un concerto. Mettiamo al centro la cultura, l’ambiente e le relazioni umane”.
Il colpo d’occhio è stato di grande impatto, con il Crescentone gremito, anziché di sardine, di seimila piantine con le quali è stata disegnata la mappa di Bologna e che da lì sono state distribuite, attraverso trasporto rigorosamente ad impatto zero, in quindici punti di ritiro in tutto il Comune. Aspetto non secondario, attraverso questo creativo crowfunding che ha scelto il mondo vegetale come metafora di rinascita, ripartenza e del prendersi cura della collettività, sono stati raccolti 60.000 euro a favore del teatro di prossimità e della cultura.
Sostenibilità è concetto strettamente legato al sociale, al sostegno delle fragilità, alla promozione della solidarietà.
Questo l’aspetto messo in luce dalla rassegna di eventi online targata UniBo #AspettandoilNastroVerde – Parole e Immagini sulla Sostenibilità, in diretta streaming dal 25 maggio all’11 giugno sui social di Ateneo (Facebook, Instagram, Youtube), che anticipano la rassegna cinematografica programmata per l’autunno.
L’esperienza è nata lo scorso anno con lo scopo di avvicinare la comunità universitaria, attraverso lo strumento del cinema, ai temi ambientali e alle sfide che la società deve affrontare per un progresso sostenibile e rispettoso dell’ecologia.
Sei gli appuntamenti in programma in questa edizione 2020, realizzata in un contesto di confinamento mettendo a disposizione alcuni filmati prodotti dagli studenti dell’Ateneo negli ultimi quindici anni, recuperati dagli archivi del corso di laurea triennale in Dams e della magistrale in Cinema, televisione e produzione multimediale.
Introdotti dall’intervento di studiosi dell’Alma Mater, i cortometraggi affrontano il tema della sostenibilità da un punto di vista sociologico e della comunicazione. Al centro della riflessione ci sono le relazioni umane nelle loro varie forme, questione complessa nella società contemporanea ed ancor più delicata in un momento storico in cui l’isolamento prima e il distanziamento sociale poi hanno fortemente alterato e modificato le dinamiche di interazione.
Fiducia e reciprocità sono i valori tramite cui reinterpretare l’incontro con l’altro in una società dei consumi in crisi: questo il messaggio di Roberta Paltrinieri, professoressa di Sociologia dei consumi, che introduce il corto American Dream (a.a. 2006-07). Le considerazioni di Cinzia Albanesi, che insegna Psicologia sociale di Comunità, riguardano l’incontro con l’altro ed arricchiscono la visione di Intolleranze (a.a. 2015-16).
Mi chiamo Lele (a.a. 2012-13) è un piccolo documentario di denuncia sull’invisibilità sociale, con spiccate note di poesia e sensibilità, come ci spiega il professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi Pierluigi Musarò.
Osservazioni sull’importanza delle scelte quotidiane per la salute degli individui e della comunità sono il contributo di Flavia Rallo, che si occupa di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica e del corto Pensaci due volte! (a.a. 2008-09).
Fatma (a.a. 2012-13) e Festa di primavera (a.a. 2016-17) si collegano alle considerazioni riguardanti tradizioni e sostenibilità, tema affrontato da Elena Macchioni, ricercatrice in Sociologia dei Processi culturali della facoltà di Scienze Politiche.
Vita sullo schermo (a.a. 2015-16) sulla dipendenza da cellulare e (R)evolution (a.a. 2008-09), che tratteggia come lo sviluppo di strumenti tecnologici abbia trasformato in poco tempo la musica, la televisione, la fotografia, la comunicazione, seguono al contributo di Davide Golinelli del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie. Il quale mette in luce i paradossi delle tecnologie digitali, soprattutto in questo periodo in cui, bombardati di informazioni e in un mondo sempre più connesso, ci siamo ritrovati separati fisicamente e forse troppo collegati virtualmente.
Mentre il nostro paese si interroga su come affrontare il tracollo finanziario e il Governo si confronta con la Comunità Europea per trovare i fondi a sostegno della ripartenza dell’economia. Mentre il movimento delle Sardine, dopo i grandi e inaspettati successi ottenuti partendo dalla base, si interroga sul proprio ruolo futuro e annuncia punto per punto i fondamenti del suo manifesto valoriale. Mentre la città si muove per individuare spazi da pedonalizzare e per progettare la cultura che verrà.
Mentre accade tutto questo e molto altro, la sostenibilità prende forma nelle piazze: le aree comuni e aperte dei quartieri di Bologna, Piazza Maggiore invasa di piante e le piazze minori, punti di distribuzione che si animano nelle periferie durante le prime fasi di ripopolamento delle aree comuni. Sono i primi passi per restituire allo spazio pubblico una dimensione di socialità, congelata per oltre un mese – tempo reale 31 giorni, tempo percepito tanti di più.
Simbolico ed ecocompatibile l’allestimento previsto per l’estate in Piazza Rossini, nel cuore della zona universitaria. Uno spazio che si trasformerà in una sorta di giardino urbano, con un prato di oltre 300 metri quadri completamente accessibile, fioriere in legno con piante arbustive, aromatiche, erbacee perenni e graminacee illuminato da grandi lampade rosse a forma di papavero. Un inno alla conservazione e allo sviluppo di biodiversità in ambito urbano, che passa attraverso il design e l’architettura, assumendo così una funzione ecologica, sociale, ricreativa e didattica.
Dalle piazze virtuali dei social e della rete, che hanno sostituito in questo periodo di isolamento forzato quelle reali, sono svariati i percorsi per ripensare ad un nuovo modello di comunità solidale che sappia fare tesoro di un’esperienza sconvolgente quale una malattia epidemica a livello mondiale e trarne fermenti positivi per lo sviluppo sociale. Per andare oltre la retorica che di questi tempi ha spesso invaso il dibattere civile e coltivare dentro a ciascuno di noi l’impegno, la difesa, il dialogo e la creatività.
Adesso godere dell’emozione di pedalare nel cuore della nostra città, arrivare in Piazza Maggiore e farsi avvolgere dalle sue luci calde e da quei palazzi che raccontano la storia di una comunità partecipata, ha un gusto nuovo.