Sprecometro, il valore al cibo
L’applicazione, nata dal lavoro congiunto del Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna e Last Minute Market, e lanciata lo scorso 31 gennaio, è già stata scaricata da oltre 6mila persone. Ce ne parla il professor Andrea Segrè, ordinario di Politica agraria internazionale e comparata di UniBo.
Contrastare lo spreco, facendo prevenzione e adottando una dieta sana. Sono questi gli obiettivi dello Sprecometro, l’applicazione ideata e sviluppata dall’Osservatorio Waste Watcher International su cibo e sostenibilità, nata dal lavoro congiunto del Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna e Last Minute Market impresa sociale spin off accademico dell’Alma Mater per la Campagna Spreco Zero.
L’applicazione è stata lanciata lo scorso 31 gennaio ed è già stata scaricata da 6300 persone nel giro di poche settimane. Ce ne parla il professor Andrea Segrè, ordinario di Politica agraria internazionale e comparata di UniBO, presidente del comitato tecnico scientifico di Last Minute Market e fondatore di Spreco Zero.

«Sono anni che facciamo ricerca pubblica sullo spreco – afferma Segrè – siamo stati tra i primi in Italia e in Europa, costruendo un gruppo che ha raccolto molte risorse su base competitiva. Abbiamo capito che questo lavoro doveva avere un impatto sulla società, quella che oggi chiamiamo terza missione. Quando ci siamo resi conto che lo spreco era soprattutto di tipo domestico, abbiamo lanciato nel 2013 l’Osservatorio Waste Watcher sullo spreco alimentare domestico e abbiamo iniziato a fare delle indagini sulle motivazioni a livello comportamentale che stanno dietro allo spreco. Perché uno dovrebbe buttare dei prodotti ancora buoni che peraltro ha pagato? Si tratta di azioni inconsapevoli: dalla programmazione della spesa e dei consumi alle sirene del marketing, dalle vendite sotto costo all’uso sbagliato del frigorifero. È come se il nostro stile di vita avesse cancellato il valore del cibo. Abbiamo un problema serio, non solo in Italia, ma in tutto il mondo».
«Con lo Sprecometro – prosegue il docente UniBo – abbiamo voluto ribaltare l’indagine scientifica a livello di campioni rappresentativi sul singolo e sui gruppi. Nell’app crei il tuo profilo e hai subito una misura di quanto sprechi a livello domestico e di quanto questo impatta sull’ambiente. Inoltre è possibile fruire di contenuti che aiutano a ridurre questo impatto, lavorando per sé stessi e anche in gruppo. L’innovazione è proprio riuscire ad aggregare le persone, poiché consente di valutare i propri progressi e quelli del gruppo, controllando i comportamenti alimentari, mangiando meglio e risparmiando. È una specie di gara a chi spreca meno».
Prof. Segrè quanto sprecano gli italiani?
«Circa 524 grammi a settimana, che vuol dire 27 kg all’anno, per un valore complessivo di 6 miliardi e mezzo. Si tratta soprattutto di prodotti sani della dieta mediterranea come frutta e verdura fresca, pane e patate. Siamo un po’ meglio degli Usa e un po’ peggio del Giappone e del Sud Africa. Diventa dunque importante contrastare lo spreco, facendo prevenzione e adottando una dieta sana, rivolgendosi a chi ha meno consapevolezza. Sono i più poveri che vanno ad acquistare i prodotti che stanno per scadere o di qualità più bassa. Ed è lì il vero problema dello spreco, sia di tipo quantitativo, per la deperibilità di alcuni prodotti, che di tipo qualitativo perché mangiare male porta a uno spreco calorico o metabolico. Vogliamo aiutare a mangiare bene, non i ricchi, ma quelli un po’ più poveri. La maggior parte della popolazione non ha idea del valore del cibo. Da quando negli anni ‘60 l’economia domestica è stata sostituita dell’educazione tecnica, il cibo è diventato una merce come le altre. Ma il cibo vuol dire ambiente, salute, agricoltura e produzione».
Perché lo Sprecometro fornisce anche i dati relativi all’impronta carbonica e idrica?
«Mangiare e sprecare hanno impatto sull’ambiente. L’app valuta la perdita economica (in euro), l’impronta carbonica (C02 e km percorsi da un’auto) e l’impronta idrica (H20 e bottiglie di acqua da 0.5 l). Vedi subito come impatta anche sul portafoglio».
Quanto siamo lontani dagli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu, che si proporne di dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030?
«Anche questo ci ha motivato ulteriormente. Se l’obiettivo non siamo noi, non riusciremo mai a dimezzare lo spreco entro il 2030. L’applicazione serve proprio ad avere una metrica, fornire delle azioni per arrivare a un obiettivo controllando i propri comportamenti alimentari».
Lo Sprecometro si può scaricare gratuitamente ed è utilizzabile in modo molto semplice. Innanzitutto è necessario creare un profilo rispondendo a un questionario sulle proprie abitudini: siamo dei consumatori attenti o degli spreconi? Disattenti o parsimoniosi? Verrà comunicato il numero di grammi di cibo sprecato e forniti consigli per aiutare a risparmiare e ridurre lo spreco, attraverso contenuti educativi, video, schede e altri materiali multimediali. Aggiornando il proprio comportamento sul diario dello spreco, l’app permette di valutare i progressi avvenuti nel corso del tempo e condividere i propri risultati con altri utenti registrati sull’app o sul canale Instagram, così da creare una sana competizione a chi spreca meno, ampliando la propria consapevolezza sul cibo.