Street Art: “Muri parlanti. Muralismo urbano a Bologna”

 

Lezioni d’arte a cura di Pierluca Nardoni, storico dell’arte

 

Le città mutano spesso il proprio volto: crescono i palazzi, chiudono i negozi, spuntano rotonde. Molte di queste modifiche sono vissute, forse anche inconsciamente, come decise “dall’alto” o in qualche modo imposte, ma c’è almeno un aspetto del cosiddetto decoro urbano che nasce più o meno spontaneamente da interventi dei cittadini ed è quello legato ai muri dipinti.

 

(Parte 1: San Donato)
Nel quartiere San Donato la presenza di opere murali contemporanee è capillare e di grande qualità. Durante i nostri tour ne abbiamo viste alcune di quelle commissionate nell’ambito del progetto Frontier, che alcuni anni fa ha coinvolto una serie di protagonisti del muralismo italiano e internazionale. Ci siamo soffermati sui possibili rapporti con la tradizione secolare dei dipinti murali, sul significato che queste esperienze hanno oggi nella percezione degli spazi di una città e sulle differenze con il Writing meno istituzionale, presente, per esempio, sotto il ponte di San Donato.

 

 

 

(Parte 2: Bolognina)

La Bolognina è un rione dai molti volti. Prima operaia e partigiana, ora multiculturale e interessata da un’intensa (e controversa) riqualificazione urbana, la Bolognina è anche sede di una vivace attività di muralismo. La nostra passeggiata ha ritrovato gli aspetti estetici e politici della Urban Art già visti nel tour al quartiere San Donato, con una importante differenza: se le committenze del progetto Frontier sono ancora visibili e ben conservate, c’è anche una parte di produzione spontanea non più visibile che si intreccia con i fermenti sociali di questi ultimi dieci anni e che merita di essere raccontata; un esempio su tutti, la produzione di Blu.

 

 

(Parte 3: quartiere Porto)

Porto, uno dei quartieri che negli ultimi anni ha tentato maggiormente di dar voce a esigenze di comunità e socialità, tra co-housing e gallerie d’arte (nonostante la crescita delle quotazioni immobiliari). Qui abbiamo ritrovato la solita doppia anima dei “muri parlanti”, tra le committenze pubbliche del progetto Frontier, che però stavolta conta anche due pionieri del Writing bolognese, e la maggiore spontaneità di via del Chiù, una strada pedonale e ciclabile il cui muro di separazione dall’area ferroviaria è diventato nel tempo una Hall of Fame autogestita. Passeggiando lungo via del Chiù abbiamo guardato anche al lato opposto al muro, verso il torrente Ravone e soprattutto verso il bosco urbano dei Prati di Caprara, ricco di storie leggendarie.

 

 

(Parte 4: Lunetta Gamberini)

Il Parco della Lunetta Gamberini prende il nome da un tipo di costruzione militare (la lunetta, appunto) e fino alla seconda metà dell’Ottocento ospitava trincee. Dagli anni Settanta del Novecento è un parco con impianti sportivi, aree scolastiche e centri giovanili ma nel tempo è tornato a essere teatro di battaglie, per quanto metaforiche e fatte di segni e figure. Dal principio degli anni Novanta, infatti, la Lunetta è uno dei luoghi simbolo del Writing bolognese. Alcune tra le migliori “firme” cittadine (Dado, Rusty, Pazo e altri) si sono formate là e alla Lunetta hanno visto evolversi il loro stile in modi sempre più complessi e affascinanti.

 

 

Foto di copertina: Etnik, particolare del lavoro realizzato per il progetto Frontier – La linea dello stile – Foto di Franca Pili

Foto 1: Dado al lavoro al suo L’Alfa e l’Omega, 2012, in occasione del progetto Frontier – La linea dello stile – ©Artribune

Foto 2: Daim, DEIM – corner to corner, 2012 (particolare del lavoro realizzato per il progetto Frontier – La linea dello stile) – Foto di Franca Pili

Foto 3: scorcio del muro di via del Chiù – Foto di Franca Pili

Foto 4: Side e Draw (Mazzini Warriors) sui muri della palestra Moratello nel parco Lunetta Gamberini, 1996 – ©Nimai

 

Iniziative realizzate con il contributo dell’Università di Bologna

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