Un libro antico e nuovo
di Marco Bortolotti
In una tragedia di Shakespeare, vado a memoria, non ricordo quale, un cavaliere dice alla dama di volere che i libri siano belli e che parlino d’amore. Ho qui sul tavolo un libro regalato che soddisfa quegli attributi. Il libro è bello e l’amore è quello che ci hanno messo gli autori nel confezionarlo. Bella la copertina e di singolare attrattiva: macchinario, misterioso per i più, che alloggia e reperisce il milione di libri ospitati dalla Biblioteca universitaria; bella l’immagine evocativa, di contro al frontespizio: aula universitaria con le linee avvolgenti quasi un abbraccio. L’aggettivo vale e si applica per tutto il volume L’Università di Bologna. Palazzi e luoghi del sapere, Bononia University Press, 2019, curato da Andrea Bacchi e Marta Forlai.
É libro dell’istituzione, finalmente il nostro Rettore ha un libro degno da offrire a personaggi in visita cerimoniale. Magnifiche immagini fotografiche, uscite da apposita campagna commissionata dall’Università, accompagnano e beano il lettore, stupefatto che luoghi così ben conosciuti, si offrano in nuove, inedite, forme visive, interpretazione artistica di fenomeni urbani, scientifici, bibliotecari. Debbo sorvegliare l’entusiasmo, altrimenti la recensione si trasforma in soffietto pubblicitario; l’immagine dell’atrio d’ingegneria che tiene compagnia al bel discorso di apertura del Rettore, chiama l’applauso. Utile capo d’opera la rassegna degli stabili, edifici monumentali ed istituti, illustrati da schede di ammirevole nitidezza esauriente. Segnalo fra tutte, quelle redatte da Francesca Lui per palazzo Poggi e Malvezzi dove ho soggiornato per quaranta anni; dalle schede ho imparato cose che non sapevo e ringrazio lei, i suoi colleghi nell’impresa, con Maria Beatrice Bettazzi, allieva del caro amico Giuliano Gresleri e la Fondazione Zeri, qui maestra negli inserti e impianto del volume. Perché non sembri che abbia scorso solo l’indice e guardato le fotografie, dirò per la scheda di p. 28, che le sculture di Pomodoro non furono “rimosse”, bensì trasferite con il consenso dell’artista al quale mostrammo le miserevoli, vandalizzate condizioni delle sue opere; a p. 88 il progetto di restauro di palazzo Malvezzi è tutto e solo dell’architetto Mauro Monesi, collega dell’ufficio tecnico, che disegnò, con Alessandro Braccesi, l’Osservatorio astronomico di Loiano, purtroppo omesso, e l’allestimento in Accademia, della mostra del 1979 sui materiali dell’Istituto delle Scienze. Le briciole dei nostri cari docenti sono raccolte e serbate; i degni lavori dell’apparato tecnico ed amministrativo, cadono nell’oblio. Mi è piaciuto leggere a p. 81 l’apprezzamento per i rilievi “di grande qualità” in palazzo Malvezzi, di Guido Negri di Montenegro, nobile di nome e di fatto, artista di buon nome, direttore delle segreterie universitarie. Il libro è nuovo, ma si richiama all’antico. L’Università, a cadenze richiamate da eventi e temperie istituzionali, ha descritto palazzi e luoghi del sapere in libri che si ritrovano nella bibliografia posta in fine. I primi libri storici dell’istituzione l’Alidosi, il Sarti e Fattorini, il Mazzetti, avevano tutti per oggetto, professori e glossatori; il primo libro che introduce una temperata dimensione urbanistica, è il Cavazza del 1888.
Immediato precedente del libro in esame è, non citato in bibliografia, L’Università di Bologna nel passato e nel presente, Zanichelli, 1919, curato da un comitato di professori; pubblicato dopo la prima grande guerra, dà spazio ad una attenta descrizione di stabili ed istituti. Il fascicolo poi, finanziato dall’IRI, curato da Umberto Eco, con le traduzioni latine di Alfonso Traina, edito da Franco Maria Ricci, è splendida rivista illustrata, manifesto promozionale del Nono Centenario diffuso in ventimila copie che per venustà ed apprezzamento, non si trova sulle bancarelle. In tutti i libri che parlano di Università e del suo sapere, non mancano mai l’Archiginnasio e le tombe dei Glossatori. Stupisce di non trovarli, nemmeno in figura, in questo volume così degno e celebrativo.
Per i mausolei e tombe dei Glossatori, straordinari monumenti, suggerisco di recarsi in visita là dove sorgono; per l’Archiginnasio, occorre sapere che l’Archivio storico dell’Università, nel 2011 e 2012, ha pubblicato, in due tomi, l’opera monumentale: Imago universitatis. Celebrazione e autorappresentazione di maestri e studenti nella decorazione parietale dell’ Archiginnasio, condotta a buon fine da Gian Paolo Brizzi, suo il saggio introduttivo, e curata dal talento laborioso di Andrea Daltri, Silvia Neri, Lorenza Roversi, Pier Paolo Zannoni.
Canto del cigno dell’Archivio storico, ora accorpato alla Biblioteca universitaria, è libro maestoso che ha una sola minima pecca: considerando il significato e valore attribuito agli stemmi e all’araldica nel Cinquecento e seguenti, la voce “decorazione”, che figura nel titolo, non pare del tutto pertinente. I libri sono e fanno famiglia, comunicano tra loro ed invitano alla conversazione.